Nicola Romano, il 17 agosto 2013, non è morto per overdose. Ne è convinta la famiglia che si oppone alla nuova richiesta di archiviazione, questa volta avanzata dalla Procura generale. Lo dimostrano, sostengono i familiari nella memoria presentata dall’avvocato Giuseppe Marazzita, gli esami tossicologici sostenuti dal loro consulente che ha evidenziato nel sangue di Nicola una quota di morfina, pari a 3, che è al di sotto della soglia di tolleranza. Per morire a causa di un’intossicazione da morfina, si deve raggiungere una concentrazione almeno cento volte superiore. Certo aveva avuto un passato da tossicodipendente, ma, sostiene ancora la famiglia, non aveva ripreso a drogarsi, come confermerebbero le analisi del capello fatte per poter ottenere di nuovo la patente, fatte poco prima di morire. E poi quella siringa ritrovata senza ago. Forse la morfina che gli è stata trovata in corpo, questo è il sospetto della famiglia, gli potrebbe essere stata iniettata, con un foro sul braccio destro, per stordirlo, prima di soffocarlo. Nell’appartamento dove è stato trovato, sostengono ancora, non era da solo. La madre e lo zio hanno riferito di una voce femminile che si rivolgeva a lui dicendo che qualcuno, la madre appunto, aveva bussato alla porta, che almeno in due avevano continuato a parlare sottovoce, chiamando un amico di Nicola per nome. E poi i segni sul corpo, l’appartamento sottosopra, le cicche di sigaretta nel posacenere, i bicchieri.
Elementi che indicherebbero un appartamento frequentato fino a poco prima del ritrovamento del cadavere. Ancora: i segni sul corpo, i reperti che non sono stati analizzati e che la sorella Chiara conserva, tra cui una tenda sopra alla quale è stato trovato il cadavere.Per la famiglia ci sono e circostanze che andrebbero verificate, come per esempio, il viaggio a Napoli, tenuto segreto forse perché c’era di mezzo una ragazza non ufficiale, le persone incontrate. Perché a Napoli, ritiene la famiglia, non è andato a comprare droga da consumare. Quindi le minacce subite, i rapporti con un uomo che potrebbero rappresentare lo snodo del mistero. Tramite il legale, nell’udienza di ieri contro la nuova richiesta di archiviazione, la famiglia ha chiesto di sentire questi potenziali testimoni, ma anche di sottoporre i resti di Nicola ad accertamenti che non furono fatti. Ufficialmente, ad ora, il ragazzo è morto per overdose. Ma la famiglia non si arrende. Il gip si è riservato di decidere.