SOFIA COLETTI
Cronaca

Nino D’Angelo "Sono un poeta che non sa parlare"

Il popolare cantante racconta il concerto atteso il 4 dicembre al Morlacchi. "Ho casa a San Gemini, amo il silenzio e la pace dell’Umbria"

Nino D’Angelo "Sono un poeta che non sa parlare"

“E’ come se d’improvviso mi ha scoperto un’Italia che prima mi aveva sempre snobbato. Purtroppo io ho pagato un pregiudizio, la montagna più grande da scalare". Sull’onda di un successo inarrestabile, Nino D’Angelo (nelle foto) arriva in concerto a Perugia. Lunedì 4 dicembre alle 21 sarà al Morlacchi con “Il Poeta che non sa parlare – Tour 2023“ (biglietti su ticketone.it e nei punti vendita autorizzati): un viaggio in 40 anni di carriera, dalle hit anni 80 come “‘Nu jeans e ‘na maglietta“, “Pop corn e patatine“, ma anche “Senza giacca e cravatta“ fino ai brani dell’ultimo e fortunato album, finalista al Premio Tenco. "Il tour è partito con 10 date, ora ne abbiamo fatte quasi cento" dice l’artista, simbolo indiscusso della canzone napoletana.

Ma è lei il poeta che non sa parlare?

"Certo ed è il titolo di un progetto nato con un libro autobiografico e sfociato in un album e nel tour. E’ la frase che mi diceva la mia professoressa, a scuola, perché sapevo arrivare dritto al cuore anche quando mi esprimevo male. Mi ha fatto capire che questa è la cosa più importante".

Ci racconta il suo concerto?

"Sarà il concerto di un Nino D’Angelo un po’ diverso da quello con il caschetto biondo che la gente conosce da 40 anni. Oltre ad alcuni evergreen degli anni Ottanta proporrò soprattutto canzoni dell’ultimo ventennio, di un cantautorato che non punta più sull’amore tra ragazzini ma parla di temi sociali, di periferie".

Un modo per ripercorrere la sua carriera?

"Sì, perché intreccio le canzoni con aneddoti e ricordi, scherzo e gioco con il pubblico. In questi anni non mi sono mai fermato a parlare con la gente perché il pubblico o non mi ama per niente oppure mi ama troppo. Ora invece mi racconto dal palco".

Sempre nel segno della tradizione napoletana..

"Negli ultimi anni è tornata di moda, ma io non l’ho mai tradita. Sono un cantante napoletano, orgoglioso della mia lingua che deve primeggiare. Ho fatto Sanremo sei volte, sempre con qualche polemica perché le mie canzoni non si capivano del tutto. Diciamo che non ho mollato mai"

E cosa rimane oggi del caschetto biondo?

"Rimane tutto, perché io a quel caschetto devo tutto. Aveva così tanto successo negli anni ’80 che dava fastidio e ha dovuto pagare un grande pregiudizio: si è preso schiaffi e critiche mentre io oggi mi sto prendendo i meriti".

Il suo legame con l’Umbria?

"E’ molto forte. Al Morlacchi sono già stato con il teatro, ho recitato con “L’Ultimo Scugnizzo” di Raffaele Viviani. E qui ho anche una casa per l’’estate, a San Gemini".

Cosa l’ha conquistata?

"Il silenzio, la pace: in giro c’è qualcosa di magico".