Il 4 febbraio il prefetto Antonietta Orlando riceverà i sindacati dei metalmeccanici che a lei si sono rivolti con una richiesta d’incontro urgente: sul tavolo le criticità di Arvedi Ast, tra caro-energia, accordo di programa al palo, calo degli ordini e fermate produttive varie. La richiesta dei sindacati è che il prefetto si attivi con il Governo per sbrogliare una matassa sempre più intricata. E preoccupante. "Tutti gli stabilimenti europei di siderurgia rischiano di chiudere nel 2025. Lo ha detto il presidente di ArcelorMittal Francia, Alain Le Grix de la Salle, durante un’audizione alla commissione Affari economici dell’Assemblea nazionale francese", è quanto riporta Agenzia Nova . "“La siderurgia in Europa è in crisi”, ha detto de la Salle, aggiungendo che “tutti i siti sono a rischio” – continua Agenzia Nova – “Gli Stati Uniti proteggono le loro industrie con tutti i mezzi”, ha continuato. “Resta l’Europa”, ha aggiunto de la Salle, spiegando che “l’acciaio viaggia”. “Non siamo contro le importazioni” ma “chiediamo che vengano limitate e che non abbiano un effetto devastatore” sulle industrie europee, ha spiegato il presidente di ArcelorMittal Francia". Una presa di posizione, quella del presidente di Arcelor Mittal Francia, che dà il senso dei timori che avvolgono le prospettive della siderurgia europea.
"Non c’è solo la siderurgia, è l’industria in generale ad attraversare enormi difficoltà – comenta Alessandro Rampiconi, segretario provinciale della Fiom Cgil – a causa di politiche nazionali ed europee che non incentivano l’industria, per questo Fiom e Fim il 5 febbraio manifesteranno davanti al Parlamento europeo, a Bruxelles. Nella nostra piccola Terni, Ast è costretta a importare bramme indonesiane, ciò vuol dire far entrare nel tuo mercato il peggiore concorrente. Ancora non sembra eserci piena consapevolezza della situazione: ricordo che Ast rappresenta circa il 70 per cento del Pil comunale e una bella fetta di quello umbro". Novità sul fatidico o famigerato accordo di programma? "Siamo nell’ennesima fase di stallo – continua Rampiconi – Era stato il ministro Urso, nella riunione ministeriale del 30 dicembre, a fissare la data del 20 gennaio come quella entro cui si sarebbe dovuta definire la questione dei costi energetici. Ad oggi non sappiamo nulla, né un’eventuale soluzione, né la proposta dell’azienda. Il ministro aveva anche detto che l’accordo si sarebbe firmato entro febbraio, vedremo. Intanto una linea dell’area a caldo di Ast resterà ferma fino al 31 gennaio".
Ste.Cin.