ANNALISA ANGELICI
Cronaca

"Noi infermieri, in trincea anche a Natale"

Luigina Bardelloni di Pneumologia: "Quest’anno fare i turni per le feste è stato facile: grande senso di responsabilità dei colleghi"

di Annalisa Angelici

PERUGIA

"Forse è la prima volta, ma quest’anno fare i turni per Natale non è stato difficile: tutti i colleghi hanno dimostrato grandissimo senso di responsabilità, mettendosi a disposizione". A parlare è Luigina Bardelloni, da trent’anni al Santa Maria della Misericordia, coordinatrice infermieristica del Reparto di Pneumologia e Unità di Terapia intensiva resporatoria (attività ambulatoriali e broncoscopia interventistica): un reparto cardine nella lotta al Covid che in questi mesi di pandemia ha conosciuto enormi cambiamenti. E, dopo un’estate di ’calma’, è tornato a vivere l’emergenza.

Gli infermieri sono stati sotto stress in primavera e questa nuova ondata è di nuovo pesante. Nonostante tutto, però, tutti hanno dato massima disponibilità durante le feste...

"È così: per il primo anno non ho avuto problemi per fare i turni tra Natale e Capodanno. Tutti

vogliono trascorrere i giorni di festa in famiglia ed è giusto così, ma il senso di responsabilità ha prevalso e i miei colleghi hanno mostrato grande disponibilità. Io come figura professionale non è previsto che lavori nei giorni di festa ma gli altri hanno accettato questo impegno".

Cosa pensa di chi si affolla nei negozi per acquistare i regali?

"Non mi sento di dare i giudizi, ma posso raccontare quello che faccio io. A volte ho difficoltà anche ad andare a fare la spesa, il timore ce l’ho e lo manifesto. Preferisco fare scorte e uscire una volta di meno. Indosso sempre le protezioni e ormai mi viene d’istinto cercare la distanza, forse anche per il mio vissuto lavorativo. Capisco che è dura pensare a un Natale da trascorrere senza gli affetti, ma credo che sia ancora più dura tornare a vivere una situazione critica".

E a chi nega, cosa dice?

"Mi dispiace che ci sia ancora qualcuno che non si renda conto che il Covid può toccare chiunque, anche in maniera grave. Basterebbe parlare con chi l’ha vissuto sulla sua pelle, che ha perso i genitori, il marito o la moglie per questa malattia".

In corsia ancora si muore...

"Sì ed è sempre una sconfitta. Ogni morte è una sconfitta, ogni persona è una perdita. Psicologicamente pesa molto su tutti gli operatori. Presto dimetteremo un paziente che ancora non sa che sua moglie è stata uccisa dal Covid: sua figlia, anche lei è stata positiva, dovrà riorganizzare la sua vita intorno al rientro del padre, dopo una degenza lunga e complicata, e dopo aver perso la mamma. Non è affatto facile".

Ma ci sono anche i successi, chi guarisce, viene dimesso...

"Certo. E sono molti, per fortuna. Ogni volta è una gioia. I ringraziamenti dei pazienti perché li abbiamo guariti, delle famiglie perché non li abbiamo lasciati soli: è questo a ripagarci di tutto. Pochi giorni era il compleanno di un paziente, che sta meglio. Ha fatto venire da fuori un rinfresco per noi, per tutti i turni. Ha ’festeggiato’ con il vicino di letto e abbiamo aperto una bottiglia di spuntamente e fatto delle foto. Serve anche questo, anche questi momenti di gioia. Aiutano i malati e aiutano noi del personale".

Ma la solitudine resta tuttora uno degli “effetti collaterali“ più pesanti...

"Sì, i pazienti sono soli. La loro sofferenza e la solitudine pesano anche sugli operatori. E noi dobbiamo cercare di dar loro forza. L’altro giorno un uomo che sta meglio, sta per uscire, era giù di morale, molto. Gli ho chiesto che succedeva: ’Mi mancano i figli...’, mi ha detto. Allora ho preso il tablet che ci è stato donato a marzo e li abbiamo chiamati: ha parlato anche coi nipoti. Era felice, Noi lavoriamo anche per questo".

Quale è il suo augurio per le prossime festività?

"Più che fare gli auguri mi sento di dover ringraziare tutti gli infermieri, gli oss, la segretaria, i medici, il responsabile infermieristico del dipartimento e tutti, tutti gli operatori. In questi mesi questo reparto ha affrontato tante metamorfosi per adeguarsi all’emergenza e operare al meglio e se tutto ha funzionato è solo grazie alla disponibilità di tutti i colleghi che si sono messi a disposizione per organizzarci e proteggerci a vicenda".