Tra il 2023 e il 2027 il mercato del lavoro umbro richiederà 58mila addetti: di questi ben 40.700 (pari al 70,1 per cento del totale) serviranno per sostituire le persone destinate ad andare in pensione e più di 17mila (17.400) saranno nuovi ingressi nel mondo lavorativo (il 29,9 per cento del totale) legati alla crescita economica prevista in questo quinquennio. A legislazione vigente, pertanto, nei prossimi 5 anni quasi l’11 per cento degli umbri lascerà definitivamente il posto di lavoro per aver raggiunto il limite di età. La stima è dell’Ufficio studi della Cgia di Mestre che ha elaborato i dati del Sistema informativo Excelsior di Unioncamere e Anpal1. A livello regionale, sempre nei prossimi cinque anni, l’incidenza percentuale della domanda sostitutiva (pensioni) sul fabbisogno occupazionale totale interesserà, in particolare, il Veneto (73,4 per cento), il Molise (78,5 per cento), il PiemonteValle d’Aosta (82 per cento), l’Abruzzo (82,5 per cento) e la Liguria (85,5 per cento). La regione d’Italia più investita da questo fenomeno sarà la Basilicata (88,3 per cento).
Secondo l’associazione degli artigiani, "il progressivo invecchiamento della popolazione italiana e di quella umbra sta provocando un grosso problema al mondo produttivo. Da tempo, ormai, gli imprenditori – anche del Sud - denunciano la difficoltà di trovare sul mercato del lavoro personale altamente qualificato eo figure professionali di basso profilo. Se per i primi le difficoltà di reperimento sono strutturali a causa del disallineamento che in alcune aree del Paese si è creato tra la scuola e il mondo del lavoro, per le seconde, invece, sono opportunità di lavoro che spesso i nostri giovani, peraltro sempre meno numerosi, rifiutano di occupare e solo in parte vengono ‘coperti’ dagli stranieri. Una situazione che nei prossimi anni è destinata a peggiorare: in primo luogo – aggiunge la Cgia -, come dicevamo, per gli effetti della denatalità e in secondo luogo per la cronica difficoltà che abbiamo a incrociare la domanda e l’offerta di lavoro". Dei 58mila di addetti totali che nei prossimi anni scivoleranno verso la pensione, la metà circa interesserà i dipendenti privati mentre il resto saranno suddivisi tra il pubblico impiego e il mondo del lavoro autonomo.