"Non mi trovo bene, lascio il lavoro". Così il presunto killer se ne andò

Raccolte dal patronato le dimissioni del 17enne accusato di aver ucciso il muratore Salvatore Postiglione

"Non mi trovo bene, lascio il lavoro". Così il presunto killer se ne andò

La scena del delitto, vittima trafitta da cinquanta coltellate

"Non mi trovo bene, voglio smettere. Non so se questo lavoro fa per me". Con queste parole il 17enne arrestato per l’omicidio di Salvatore Postiglione si è presentato a metà dello scorso ottobre negli uffici del patronato per presentare le dimissioni dal lavoro di operaio edile. Il giovane era impiegato in una ditta collegata con quella in cui lavorava Postiglione. I due si conoscevano bene ma, da quanto ricostruito, non ci sarebbero stati problemi inerenti il lavoro. Il rapporto tra i due è al centro dell’approfondimento degli investigatori, la squadra mobile di Perugia e il commissariato di Foligno, con il coordinamento del Procuratore dei minori, Flaminio Monteleone, che indaga sulla vicenda per ricostruire il movente che avrebbe mosso la mano del presunto assassino. Il giovane trasferito al penitenziario minorile di Firenze. Ad oggi non avrebbe ancora ricevuto la visita dei suoi avvocati, né del procuratore Monteleone o del giudice. Entro dieci giorni, comunque, il giovane dovrà essere interrogato e si capirà se il suo fermo potrà essere confermato o meno. Da parte degli inquirenti c’è profonda cautela, perché la situazione è delicata e perché le etichette possono risultare pericolose, per chiunque se le vede affibbiate. Se si attende l’interrogatorio del ragazzo, altrettanti interrogativi dovrebbero essere fugati dall’analisi del telefono del 17enne, il cui sequestro è stato disposto dal dottor Monteleone. L’esame del dispositivo dovrebbe svolgersi nei prossimi giorni. Il giovane è assistito dagli avvocati Samuele Ferocino e Ilario Taddei. Guarda con profondo interesse all’evolversi della situazione anche la signora Graziella, la vedova di Salvatore Postiglione, assistita dagli avvocati Alberto Maria e Lucrezia Onori per tutelare i propri interessi e quelli dei figli. La reazione della donna alla notizia delle oltre 50 coltellate inflitte al marito è stata quella dello sbigottimento, oltre al dolore. Una reazione quasi di stupore che l’ha fatta addirittura pensare che il giovane possa essersi avvalso di un complice per compiere il delitto. L’ipotesi è tutta da verificare e sicuramente gli inquirenti non avranno perso nessun fotogramma della scena del crimine, attraverso le telecamere di sorveglianza. Resta anche da capire quel “rancore“ che, riferito dagli avvocati, il giovane aveva già manifestato ai servizi sociali

Alessandro Orfei