REDAZIONE UMBRIA

Nuovi banchi al Mariotti "Molti dubbi sulle misure"

Arrivate 180 postazioni per la sede di piazza San Paolo e 350 per la succursale di Torre degli Sciri. La preside Giuseppina Boccuto: "Meglio tardi che mai"

Giornate decisive queste per l’azienda scuola. Con i dirigenti stretti tra le incombenze tecnico-sanitarie- burocratiche imposte dall’emergenza e le ordinanze da osservare alla lettera per non mettere a repentaglio la salute dei ragazzi e di tutto il personale che lavora nelle circa 806 sedi scolastiche dell’Umbria. Non si sa se l’arancione confinerà ancora a casa e per quanto tempo gli studenti di medie e superiori (24mila i primi, 39mila i secondi), fatto sta che in alcuni istituti cominciano ad arrivare i famosi banchi monoposto chiesti al Governo ad inizio estate.

Così ieri mattina la preside del Liceo Classico Mariotti si è ritrovata a smistare il suo carico di postazioni: 180 per la centrale di piazza San Paolo e 350 per la succursale di Torre degli Sciri. "A buon ora – dice la professoressa Giuseppina Boccuto, senza perdere il suo consueto self control – Meglio tardi che mai, ma se i banchi chiesti fossero arrivati prima non saremmo diventati matti per organizzarci con spazi da reinventarci, fondelli da abbattere e misurazioni per garantire le distanze". Intanto però sorge un dubbio: "I banchi appena arrivati sono larghi 60 centimetri e profondi 50. I vecchi 69 per 46. Abbiamo guadagnato centimetri in larghezza ma non in lunghezza", fanno notare alcuni tecnici muniti di metro.

La preside sgrana gli occhi e telefona subito al responsabile incaricato dalla scuola per la protezione e la prevenzione chiedendo un sopralluogo entro la settimana prima di sistemare i nuovi banchi. "Qui ogni giorno c’è un problema da affrontare – prosegue Boccuto – ormai siamo rassegnati. Ogni difficoltà minima si amplifica. Il personale sta facendo l’impossibile. Con i ragazzi ci sentiamo sistematicamente: non vedono l’ora di tornare a scuola. Sono encomiabili. Sempre presenti e responsabili, hanno dato prova di grande maturità. La didattica a distanza serve a tappare le falle dell’emergenza, ma non è empatica. Parlare da uno schermo è triste e riduttivo. Tornare in presenza? Quando? Arrivati a questo punto non azzardo più alcuna previsione... ".

Silvia Angelici