SARA MINCIARONI
Cronaca

Nuovo codice stradale: "Le norme da sole non bastano. Più educazione e controlli"

Patrizia Ramponi dell’associazione familiari delle vittime della strada: "Si parla solo delle rinunce che comportano, ma poco del fine di salvare vite" .

Perdere la vita, o perdere quella di un proprio caro, è la più grande delle privazioni. "Da quando è entrato in vigore il nuovo codice della strada si parla solo delle "rinunce" che comporta, da tutti attribuibili alla privazione di compiere qualcosa. Alcol o sostanze stupefacenti, sono i punti dove si è concentrata di più l’attenzione dell’opinione pubblica. Poco si parla del fine di salvare vite, perché il dato di fatto è che la strada è molto pericolosa". Patrizia Ramponi è referente regionale per l’associazione nazionale dei familiari delle vittime della strada (Aifvs) e presidente di un’altra associazione, quella che porta il nome di suo figlio Andrea Nardini, morto a soli 18 anni in un incidente stradale. "Ogni anno - spiega a La Nazione - solo in Italia perdono la vita più di tremila persone e 200.000 rimangono invalidi. Non sappiamo se il nuovo codice della strada entrato in vigore renderà più o meno sicura la strada. È doveroso premettere che, trattandosi di un tema estremamente complesso per avere la vera risposta ci vorrà del tempo almeno 6 mesi. Intanto le associazioni unite hanno contestato i dati sulla riduzione del 25% della mortalità stradale nei primi 15 giorni dall’entrata in vigore del nuovo codice del ministro delle infrastrutture Matteo Salvini in quanto non completa di tutti i dati, ma derivanti solo dalla Polizia stradale e dai Carabinieri, privi dei rilievi della polizia municipale per quanto riguarda le strade urbane dove avvengono la maggior parte dei sinistri mortali".

Ma ci sono anche lati positivi secondo l’associazione, "ci sono senza dubbio modifiche che vanno nella direzione giusta come, ad esempio, l’obbligo dell’alcolock per i recidivi alla guida, il maggiore contrasto alla guida sotto l’effetto di stupefacenti e la sospensione breve della patente per chi è sorpreso alla guida con il cellulare. Ma queste vengono controbilanciate da una serie di norme che danneggiano le utenze più vulnerabili: i pedoni i ciclisti i disabili e la micro-mobilità".

Pedoni, ciclisti e disabili vittime non considerate?

"Nel nuovo codice viene limitata la possibilità di fare zone a traffico limitato, che sicuramente migliorano la sicurezza dei pedoni. Per i ciclisti vengono ridotte le possibilità di realizzare infrastrutture ciclabili nelle città, come corsie ciclabili, strade urbane ciclabili. Viene introdotto l’obbligo di sorpasso dei ciclisti a un metro e mezzo ma la formula "ove le condizioni della strada lo consentono" lo rende di fatto quasi inapplicabile. Cosa succederà poi realmente lo vedremo. Sicuramente da sole le norme non cambiano i comportamenti. Vanno accompagnate da educazione, controlli e anche tecnologie".

La tecnologia può aiutare?

"L’installazione e l’uso di autovelox vengono resi praticamente impossibili dove servirebbero di più: in città nelle strade non a grande scorrimento. In ambito urbano muoiono i tre quarti delle vittime totali. Importante la raccolta dati e di questo chiediamo ai due ministeri, Trasporti e Interno di fornire dati attendibili, completi, se vogliono realmente misurare gli effetti della politica in essere e anche per orientare le strategie di controllo. Un unico cervellone come avviene per esempio in Inghilterra dove confluiscono tutti i dati".

Un appello finale, "la violenza stradale è la prima causa di morte dei giovani. La protezione della vita dovrebbe essere il primo dei valori che ci guida. Non solo all’inizio e alla fine della vita, ma soprattutto, durante la vita".

Sara Minciaroni