REDAZIONE UMBRIA

Ospedali, terapie intensive sovraffollate

L’Umbria è la regione col tasso di occupazione più alto: 27,85% contro il 15% della media nazionale. Sanità sempre più sotto pressione

I numeri spaventano. Corrono così veloci da far temere il collasso delle strutture sanitarie, se non si riuscirà in qualche modo a frenare l’esplosione di contagi. E lo status di regione ’Covod free’ è un ricordo per l’Umbria, che sta facedo registrare la percentuale più alta di pazienti in terapia intensiva ( rispetto ai posti a disposizione) di tutto il Paese. L’Umbria ha infatti un ’tasso di occupazione’ al 27,85%. Subito dopo c’è la Campania (21,71%), seguita dalla Sardegna (20,69%). Da considerare che la media nazionale è del 15%. Il dato è contenuto nel report settimanale del Commissario straordinario per l’emergenza, Domenico Arcuri.

Sotto stress risulta anche la terapia intensiva di Perugia, costretta ad ampliarsi ed a ricavare altri posti per i ricoveri dei pazienti bisognosi di accesso. E siamo proprio nelle giornate clou, quelle delle decisioni che possono fare la differenza tra il caos e la possibilità di governare la pandemia. La Regione ha individuato com’è noto due ospedali Covid, Pantalla e Spoleto, mentre gli altri viaggeranno sostanzialmente a ’doppio binario’, per garantire anche la cura dei pazienti non-Covid, ai quali la prepotenza della pandemia rischia di togliere il diritto alle cure. La sensazione che si respira negli ambienti sanitari in queste ore è che a preoccupare siano sì le carenze di personale, che forse con integrazioni e spostamenti ad hoc potrebbero essere persino gestite, ma anche e soprattuto i numeri del virus che galoppa, l’aumento rapido dei casi: se non si riuscirà a contenere il numero dei contagiati potrebbe diventare difficile anche negli ospedali non totalmente dedicati al Covid, come quelli di Foligno, di Perugia o di Terni, garantile la cura dei positivi e degli altri pazienti con differenti patologie. Tutto questo mentre a Spoleto infuria la polemica, dopo che il San Matteo degli Infermi è diventato ospedale Covid ed è stato chiuso il Pronto Soccorso, considerato incompatibile con la temporanea ’missione-Covid’ della struttura. La città è insorta.

Dal sindaco all’arcivescovo Boccardo, tante voci hanno preso posizione per chiedere che l’emergenza non diventi occasione per ’smantellare, i servizi dell’ospedale di Spoleto. Promesse in questo senso ci sono state, ma gli spoletini diffidano. Di ieri sera la notizia che il City Forum di Spoleto ha organizzato un sit-in a Perugia, sotto Palazzo Cesaroni, per il 27 ottobre. La chiusura del Pronto soccorso di Spoleto produrrà inevitabilmente un ’travaso’ di pazienti anche su Foligno, il che potrebbe comportare anche spostamenti di personale per colmare le lacune di organico. La strada è in salita.

Patrizia Peppoloni