
Padre Chiti verso la beatificazione. Aderì alla Rsi ma salvò i partigiani
Un primato assoluto che potrebbe essere raggiunto tra una manciata di anni. Padre Gianfranco Maria Chiti, infatti, potrebbe essere l’unico aderente alla Repubblica sociale italiana di Mussolini ad essere “beato“ della Chiesa in quel complicato processo disciplinato dal diritto canonico che evolve, a volte, anche con la proclamazione della santità. Mercoledì scorso Papa Francesco ha ricevuto in udienza il cardinale Marcello Semeraro, prefetto del Dicastero delle Cause dei Santi e ha autorizzato lo stesso Dicastero a promulgare il decreto riguardante le virtù eroiche del Servo di Dio, sacerdote professo dell’Ordine dei Frati Minori Cappuccini. Un ulteriore passo in avanti nel lungo iter che conduce alla beatificazione. Padre Chiti è stato un ufficiale della Repubblica sociale di Mussolini, ma la sua esperienza è stata straordinaria per molti motivi, sia per aver in realtà vissuto una prima vita con le ’stellette’, divenendo generale di brigata dei Granatieri di Sardegna, all’età di 57 anni, che una seconda con il saio come frate minore dei Cappuccini, ma anche per aver compiuto straordinari gesti di eroismo e generosità che ora rappresentano uno dei punti di forza in vista della sua beatificazione.
Il più importante di questi fu legato al salvataggio, alla fine della seconda guerra mondiale, di oltre duecento partigiani da sicura fucilazione, creando un fittizio “corso di arruolamento“ nei Granatieri e permettendo loro, poi, di far ritorno nelle proprie famiglie. Il suo nome, inoltre, è annoverato nel Libro dei Giusti della Sinagoga di Torino per aver posto in salvo alcune famiglie di ebrei. Il 13 aprile 2015 il vescovo diocesano monsignor Benedetto Tuzia aveva emesso l’editto che ne promuove la causa di beatificazione e di canonizzazione. Padre Chiti svolse un intenso apostolato soprattutto ad Orvieto, dove era stato inviato come custode del Convento di San Crispino da lui ristrutturato e rimesso in funzione. Qui rimase fino al 2004, anno in cui, a Roma, nell’ospedale militare del Celio, morì il 20 novembre, in odore di santità.
Cla.Lat.