Papa Francesco rinnova l’abbraccio agli ultimi

Bergoglio ha ricevuto in Udienza privata i rappresentanti dell’Istituto Serafico di Assisi che celebra i 150 anni di vita al fianco dei più fragili

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"Ricordo bene – ha detto il Papa ai rappresentanti del Serafico – l’ora che trascorsi con voi ad Assisi. Ero venuto a mettermi sulle orme del Santo di cui ho preso il nome. L’incontro con i vostri ragazzi, che salutai uno per uno, mi fece rivivere, in qualche modo, quell’abbraccio agli ultimi che caratterizzò la vita di San Francesco". Con queste parole il Santo Padre, facendo riferimento alla visita del 4 ottobre 2013, subito dopo il suo insediamento, ha dato il benvenuto ieri in Vaticano alla grande famiglia del Serafico, ricevuto in Udienza privata nell’Aula Paolo VI per celebrare il 150° anniversario della fondazione.

Udienza aperta dal discorso di Francesca Di Maolo, presidente dell’Istituto Serafico di Assisi: "Questi 150 anni di vita sono stati un viaggio in mare aperto, spinti dall’amore sulla via della fraternità. In questi anni – ha detto commossa –, persone straordinarie che hanno scelto di lavorare al Serafico sono state le ali di tanti ragazzi. Sono silenziosi custodi della vita e inconsapevoli costruttori di giustizia e di democrazia. Prendersi cura delle persone più fragili, non è mera assistenza, non è solo un atto di carità, ma è prima di tutto una risposta di giustizia. È riconoscimento della dignità di una persona che ha diritto non solo di sopravvivere, ma di vivere. Amore e giustizia sono inseparabili. Abbiamo il privilegio, ogni giorno, di poter posare gli occhi sui volti dei nostri ragazzi, che ci spalancano la porta del cuore. È proprio questa compassione, che non significa provare pietà, ma sentire l’altro nel cuore, che ci muove in modo inarrestabile. Il Serafico non è un’officina dove si ripara una parte malfunzionante di una macchina. Certo, ci occupiamo della disabilità e del limite, ma il nostro impegno va oltre. Il prendersi cura inizia prima dell’atto medico e assistenziale, nasce nella relazione, cresce attraverso i nostri sguardi e la nostra capacità di tenerezza.

La cura si esprime anche nell’attenzione per la bellezza, la musica, l’arte, la preghiera, gli affetti e nell’attenzione per chi lavora al servizio delle persone fragili". Un discorso profondo che ha posto l’accento sul valore dell’essere umano. Un valore che l’Istituto Serafico ha sempre avuto ben chiaro: ogni persona, in qualsiasi circostanza e nonostante il limite e la malattia, possiede una dignità piena, inalienabile e non graduabile. Un valore che deriva dal semplice fatto di esistere, e che lo qualifica come individuo unico e irripetibile, che non può prescindere dalla relazione con l’altro e con il mondo che lo circonda.

Questo il presupposto dal quale nasce l’impegno del Serafico, fondato il 17 settembre 1781 da San Ludovico da Casoria, che decise di istituire ad Assisi un’Opera dedicata a San Francesco che si prendesse cura di bambini e ragazzi ciechi e sordi, offrendo loro un’istruzione alla quale all’epoca non avevano accesso. Opera che è proseguita fino ad oggi per rispondere ai bisogni di salute delle persone con grave disabilità, che spesso non trovano risposte adeguate nei servizi sanitari pubblici e finiscono per essere dimenticate. La missione del Serafico non è mai cambiata: rendere piena la vita dei ragazzi con fragilità. Un sogno tangibile, che si è coronato ieri con l’udienza privata concessa da Papa Francesco in una giorno, il 13 dicembre, che per il Santo Padre coincide con i 52 anni di ordinazione sacerdotale.

"Distribuire la ricchezza comune, perché non capiti che proprio chi ha più bisogno di soccorso ne resti privo – ha poi sottolineato il Papa–. Certamente non si può pretendere tutto dagli organi pubblici, ma lo Stato e la pubblica amministrazione devono fare la loro parte. Non si possono lasciare sole tante famiglie costrette a lottare per sostenere dei ragazzi in difficoltà, con la grande preoccupazione del futuro che li attende quando non potranno più seguirli".

D. Mil.