REDAZIONE UMBRIA

Pappalardo sospeso si spaccia per generale

Il leader del movimento ’Gilet Arancioni’ era stato multato dalla prefettura per i volantini elettorali. Ora ricorre al giudice di pace

"Usurpazione di titoli o di onori" e una multa da 300 euro. È quanto contesta la Prefettura di Perugia ad Antonio Pappalardo, ex generale dell’Arma dei carabinieri e leader del movimento Gilet Arancioni con cui nel 2019 si è candidato alle elezioni regionali anticipate a seguito delle dimissioni di Catiuscia Marini. Ed è proprio durante la corsa alla poltrona da presidente della Regione Umbria che appare un volantino con la sua foto in abiti civili e l’indicazione del grado militare rivestito da Pappalardo all’atto del congedo e del collocamento in riserva, nonostante – secondo la contestazione – fosse stato sospeso dalle funzioni di grado per dodici mesi a partire dal primo ottobre del 2018. Da lì la contestazione del reato (ormai depenalizzato) che prevede un’ammenda per chiunque si attribuisca indebitamente o illegalmente titoli od onori. Una "controversia" che stamattina approderà dinanzi al giudice di Pace a seguito dell’opposizione presentata dagli avvocati Massimiliano Fioravanti e Daniele Federici.

La Prefettura, lo scorso gennaio, aveva ingiunto Pappalardo a pagare la somma di 319 euro, sottolineando la regolarità della notifica del provvedimento e specificando come l’ex generale non abbia presentato scritti difensivi e documenti, né avrebbe chiesto di essere sentito personalmente. Ma al decreto di ingiunzione i legali hanno "risposto" a suon di carte, proponendo una opposizione all’ingiunzione prefettizia che sarà discussa questa mattina. La notifica della violazione arrivò a Lampedusa il 24 settembre dello scorso anno ma il leader del movimento dei Gilet Arancioni aveva già trasferito residenza e domicilio nel Comune di Deruta. Per la difesa non avrebbe avuto la "possibilità, né tecnica né giuridica, di conoscere il verbale di contestazione" ed ora chiedono che la notifica venga ritenuta nulla. Anche nel merito, sostengono i legali, la contestazione "risulta del tutto priva di pregio giuridico e dovrà essere annullata". Conosciuto per la sua lunga e – per certi versi travagliata – carriera politica, l’ex generale dei carabinieri negli anni Novanta è stato eletto deputato del Psdi, sottosegretario alle Finanze (per appena sedici giorni) e sindacalista. Nel 1993 fu condannato dal tribunale di Roma e infine assolto per diffamazione nei confronti di un generale, si candidò a sindaco della Capitale per poi tornare alla ribalta negli anni 2012-13 con il Movimento dei Forconi. Nel 2019 uscirà sconfitto dalla corsa alla presidenza dell’Umbria.

Valentina Scarponi