Perugia, 18 giugno 2022 - Esasperato. E preoccupato per la sua comunità. Al punto da invitare a denunciare – come lui ha già fatto – a carabinieri e polizia gli atti di vandalismo e violenza che subiscono gli abitanti da mesi. E a coloro che saranno omertosi "verrà interdetta la possibilità di fare da padrini o madrine per battesimi e cresime, poiché vivono manifestamente in maniera difforme alla fede cattolica. Sarà inoltre sospesa la possibilità di accedere alla Caritas parrocchiale, poiché non si può chiedere la carità ad una comunità e poi rivoltarsi contro di essa".
E’ una atto di denuncia forte e deciso quello di don Nicolò Gaggia, giovane prete-coraggio e parroco di Villa Pitignano, che affida il suo messaggio a una lettera pastorale pubblicata all’ingresso della chiesa. Lui infatti e buona parte del paese, da mesi ‘combattono’ con una o più bande di minorenni che da tempo sono protagonisti di "incresciosi fatti prima, durante e dopo la messa del mercoledì sera al prefabbricato, eventi che si collocano sulla linea di un degrado sociale che è in atto nel nostro paese. Tentativi di rissa, aggressione verbale e minacce a bambini, effrazione all’asilo Bonucci ’delle suore’ - scrive il sacerdote –. Non è più possibile leggere questi eventi come singoli e sporadici, ma concatenati tra loro e con gli altri che, in questi ultimi mesi soprattutto, li hanno preceduti".
Don Nicolò entra nel dettaglio e racconta a La Nazione che "negli ultimi giorni c’è stata un’escalation preoccupante. Mercoledì scorso ho dovuto interrompere la santa messa, poiché questo gruppo di ragazzini stava prendendo a sassate la pensilina dell’autobus. Un paio di nostri parrocchiani sono usciti per capire cosa stesse accadendo e per redarguirli, ma per tutta risposta sono stati ulteriormente provocati con parole del genere: ‘se mi sfiori solo con un dito, ti denuncio’ hanno detto loro, affrontandoli con spavalderia".
Don Gaggia riferisce poi di un altro episodio che ha riguardato alcuni bambini del paese. "Sono stati minacciati da questa banda – racconta – hanno detto che avevano dei coltelli e i piccoli si sono rifugiati spaventati in chiesa. Ho dovuto proteggerli e attendere l’arrivo dei genitori, perché erano davvero scossi. Si tratta di fatti che ho regolarmente denunciato ai carabinieri di Ponte San Giovanni e per questo mi attendo che lo facciano anche i miei parrocchiani quando assisitono a certi episodi". Già, perché nel frattempo la stessa baby gang avrebbe lanciato una pietra contro l’auto di un abitante che li aveva ripresi e sgridati e vandalizzato una lavanderia. "È’ compito del prete denunciare tali fatti? – chiede nella lettera – Si, deve! È compito primo del pastore difendere il proprio gregge, non solo dai pericoli spirituali, ma anche da quelli temporali, qualora ledano i diritti di Dio e la dignità stessa dell’uomo. Il nemico però che affligge soprattutto il cuore del pastore, poiché lede la dignità dell’uomo, è un altro: l’omertà! Confidando non tanto nella fede, ma nell’intelligenza ed onestà di tutti – conclude don Nicolò –, invito ognuno, col cuore in mano, a prendere sul serio quanto sta accadendo ed a vivere in maniera responsabile questo momento, in spirito di collaborazione".