Per il procuratore generale della Corte dei Conti la vicenda legata ai presunti sprechi derivanti dai prestiti di Regione e Provincia per salvare Umbria Mobilità è di competenza della Corte contabile. E per questo ha chiesto alla Cassazione di riaprire la partita, proprio perché sia la sezione giurisdizionale dell’Umbria che la Prima sezione di Appello di Roma hanno ritenuto che la questione non fosse di propria competenza e si sono espresse sul merito della vicenda.
Alberto Avoli insieme al vice procuratore Alessandra Pomponio chiede a sorpresa di riaprire la vicenda che vede coinvolti 45 amministratori pubblici umbri, a cui sono stati chiesti 44 milioni di euro: nei primi due gradi di giudizio è stata sancita la piena regolarità e la correttezza dell’operato di tutti i soggetti chiamati in causa, ma ora la vicenda potrebbe riaprirsi. I motivi? Avoli li riassume in un passaggio chiave a proposito del regime giuridico di Umbria Tpl & Mobilità Spa: "è inoppugnabile la circostanza che si tratti di una società partecipata dalla Regione Umbria, dalla Provincia di Perugia, e da altri enti locali umbri. Ne consegue che gli amministratori della società sono sottoponibili alla giurisdizione contabile per i danni cagionati dagli stessi direttamente al socio pubblico". E aggiunge che " in realtà, gli amministratori pubblici, hanno posto in essere comportamenti palesemente violativi di specifiche norme di legge (come puntualmente richiamate nell’atto di citazione e nell’appello), la cui valutazione non eccede i limiti esterni della giurisdizione contabile, non attenendo al merito bensì alla razionalità e legittimità dell’agire amministrativo".
M. Nucci