Firenze, 16 dic. - Due avvocati di Perugia sono finiti agli arresti domiciliari nell'ambito di un'indagine condotta, per competenza, dalla procura di Firenze. Si tratta di due avvocati civilisti, un quarantenne e una trentasettenne, con studio legale nel capoluogo umbro, accusati di corruzione per atti contrari ai doveri d'ufficio e di traffico di influenze illecite, nell'ambito di un'articolata indagine coordinata dalla Procura della Repubblica di Firenze avviata agli inizi di quest'anno. Il reato di corruzione è contestato anche a un magistrato del Tribunale di Civile di Spoleto, legato sentimentalmente alla donna. Il magistrato è accusato di aver messo a disposizione i suoi poteri e la sua funzione, compiendo anche atti contrari ai doveri del proprio ufficio, affinché venissero, fra l'altro, conferiti incarichi di delegato alle vendite nell'ambito di procedure di esecuzioni immobiliari al legale socio di studio della propria compagna. Quest'ultimo avrebbe successivamente spartito i guadagni con la collega.
Nei confronti del giudice richiesta l'applicazione della misura interdittiva della sospensione da un pubblico ufficio. Il gip di Firenze si è riservato, in base agli esiti dell'interrogatorio fissato. A eseguire la misura sono stati i carabinieri del Nucleo Investigativo del Comando Provinciale di Firenze.
Le indagini hanno, poi, consentito di ipotizzare come i due avvocati abbiano commesso il reato di traffico di influenze illecite - vantando relazioni privilegiate, in realtà inesistenti, con un soggetto terzo delegato alla vendita di un'abitazione sottoposta a pignoramento dal Tribunale di Perugia - e si siano fatti consegnare indebitamente da una coppia di persone, alle quali l'immobile medesimo era stato pignorato, la somma di 11.500 euro quale prezzo della propria mediazione per poter pilotare la relativa asta.
La Procura di Perugia, in coordinamento con quella di Firenze, ha richiesto un'altra misura cautelare, emessa dal Gip di Perugia, eseguita simultaneamente, nei confronti dell'avvocato quarantenne per il reato di sfruttamento e favoreggiamento della prostituzione.