
Da sinistra il sindaco Andrea Romizi, padre Mauro, il presidente Massimiliano Santopadre e Andrea Abodi
Perugia, 8 luglio 2016 - La maglai più «vecchia» è quella di Gigi Mainardi, e risale al 1966, ma ancora più vecchio è il pallone «targato» campionato 1964-65. Sono solo due degli oltre duecento cimeli del Perugia calcio, tra divise, gagliardetti, scarpini, palloni e ritagli di giornale presenti nel Museo del Perugia, inagurato ieri a Pian di Massiano. Su una nicchia c’è la maglia di Renato Curi, su una teca quella introvabile di Paolo Rossi con lo sponsor «Ponte». Tutti oggetti che sono stati portati, concessi dai tifosi e dagli appassionati della storia biancorossa. Un luogo unico, un percorso emozionante dove ripercorrere insieme il lungo «viaggio» del Grifo. Trecento metri quadrati di storia, di cimeli rari, di maglie uniche, di quotidiani ingialliti che raccontano la vita dei biancorossi.
Nella corte interna c’è il murales di Francesco Marchetti che ha vinto il concorso «una parete per la storia», poi si entra è c’è un pannello dedicato ai capitani del Perugia, c’è una sala che parla della Curva Nord con sciarpe e cimeli dei gruppi attuali e anche di quelli che non ci sono più. E poi la sala dedicata alla proiezione di immagini con un film di quasi due ore che ripercorre le tappe più importanti, le vignette di Pitorri e infine l’area dedicata al racconto cronologico della storia del Perugia calcio. E qui si trovano i cimeli storici, le foto introvabili, le maglie e i trofei. Tutto da vivere. Non basta una visita veloce, c’è una storia da assaporare.
«Entriamo nella storia, finalmente ce l’abbiamo fatta»: Massimiliano Santopadre, presidente del Perugia calcio, è più emozionato di quando ha portato la squadra in serie B. Ha realizzato il Museo del Perugia e a vedere l’attesa dei tifosi, la gente che fa la fila, gli ospiti che hanno accettato di partecipare all’evento, non sbaglia a definire l’opera come la sua più importante «perché rende Perugia eterna». «Vengo su questo palco, prendo applausi – spiega Santopadre – Ma andrebbero fatti a chi ha lavorato per questa realizzazione. Un grazie al Perugia: senza questa gloriosa società non si poteva realizzare questo Museo. Avrei potuto acquistare qualsiasi fenomeno, ma col tempo sarebbe stato dimenticato. Mentre questo museo rende Perugia eterna. Il mio invito è che i papà e i nonni portino figli e nipoti. Perché se li portiamo qui da piccoli, il loro cuore si affezionerà ai colori del Grifo».