
Pino Strabioli
Orvieto (Terni), 22 marzo 2021 - "Finalmente da tre giorni sono senza febbre, anche se l’enorme stanchezza che il virus mi ha lasciato continua ad essere un fardello pesante da portarsi addosso". Pino Strabioli, celebre autore, conduttore, attore e regista orvietano, racconta a La Nazione le "tremende giornate passate in isolamento con il Covid" nella sua casa umbra. "Domani – oggi per chi legge ndr – mi sottoporrò al tampone per vedere se mi sono già negativizzato oppure no". Due settimane, tanto è passato dal test fatto a Sanremo dal quale Strabioli, 58 anni, risultò positivo al Covid (come Marzullo), esito che lo costrinse poi a rinunciare alla partecipazione di una ’Domenica in’ in onda dal teatro Ariston e a rientrare in Umbria per rispettare la quarantena.
Strabioli come è andata? "Ora mi sento molto meglio. Ma ci sono stati alti e bassi. All’inizio non avevo sintomi. Poi invece sono arrivate la febbre alta, che mi ha lasciato solo tre giorni fa, il mal di gola, qualche problema respiratorio e tanta spossatezza. Antibiotici, cortisone e tachipirina sono stati i miei alleati nella lotta a questo terribile virus. Dal quale ho sempre cercato di difendermi rispettando i protocolli di sicurezza e facendo tamponi una volta a settimana, anche due in alcuni casi. Ma purtroppo non è bastato. Per questo voglio ricordare a tutti di non abbassare la guardia. Dobbiamo avere rispetto per noi e gli altri. Il Covid è infido". A Orvieto c’è suo fratello con la famiglia. "Sì, lui e mia cognata sono stati molto cari. Mi facevano la spesa che lasciavano davanti alla porta. Mi hanno riempito di ’coccole’ affettuose. Appena potrò li abbraccerò per questo. Così come ringrazierò i tanti amici del mondo dello spettacolo e non, che mi hanno fatto sentire la loro vicinanza. In momenti come questi conta davvero tanto". Qualche nome? "Maurizio Costanzo, Mara Venier che mi ha chiamato quasi ogni giorno così come Serena Bortone e tanti altri che mi hanno fatto compagnia al telefono. Ma voglio ringraziare moltissimo il mio medico di base qui a Orvieto, mi ha fatto sentire al sicuro. E confesso di essere ammirato dalla capacità di approccio alla persona e alla malattia di questi giovani medici delle Usca. Sono venuti tre o quattro volte a visitarmi con un’attenzione e al tempo stesso un garbo che mi hanno molto tranquillizzato. Perchè la preoccupazione ovviamente c’è stata. Ogni giorno mi chiamano e mi chiedo informazioni sulla saturazione e l’andamento della febbre. Quando sentivo parlare di angeli e eroi avevo un’idea di quanto si adoperassero queste persone. Ora ho toccato con mano la grande umanità che hanno e quanta fatica devono fare ogni volta per bardarsi con tutti quei dispositivi di protezione. Eppure sono sempre stati gentili, attenti. Mi hanno aiutato a rimanere sereno". Il virus ti ha cambiato? "Mi ha reso ancor più consapevole della gravità della situazione. Il mio appello? Vaccinatevi e fino ad allora fate attenzione, non abbassate la guardia". La prima cosa che farai quando potrai uscire? "Una passeggiata per vedere il cielo...".