
Il Ponte delle Torri di Spoleto
Spoleto, 6 marzo 2017 - "Chiudere il Ponte delle Torri al transito o sigillare la finestrella è un falso problema. Sarebbe una maniera superficiale, semplicistica e perfino dannosa per la città di affrontare un problema che ha ben altre radici e che deve essere risolto in tutt’altra maniera".
Il sindaco di Spoleto, Fabrizio Cardarelli, è prostrato: nella notte tra sabato e domenica si è ucciso il terzo giovane spoletino dall’inizio dell’anno. Anche lui diciassettenne, anche lui ha scelto il Ponte delle Torri per quel tragico e assai prematuro addio alla vita.
"Il ponte dei sucidi? Non scherziamo. Basti pensare – dice ancora il sindaco Cardarelli – che la prima di queste tre tragedie si è consumata dal quarto piano di un palazzo. No, il problema non è l’accessibilità dell’acquedotto romano. Che, peraltro, è chiuso dal 24 agosto: dopo la prima forte scossa di terremoto ci sono delle transenne a impedire l’accesso".
Transenne che possono essere ‘superate’ senza difficoltà. Un divieto che spesso sono anche i turisti a contravvenire. Tanto che, più e più volte, ci si è interrogati sull’opportunità (se non sulla vera e propria necessità) di chiudere in maniera più ‘definitiva’ il ponte in attesa di verificare i danni provocati dal sisma sull’antica e pregiata struttura.
"Non ha senso mettere del plexiglass o una rete per chiudere la finestrella – sottolinea ancora il primo cittadino –. Per chi ha intenzioni tanto tragiche, non sarebbe difficile scavalcare un muretto alto ottanta centimetri. E chiudere del tutto il Ponte delle Torri non sarebbe la soluzione, perché chi vuole mettere fine alla sua vita trova altri modi. I fatti, come la ragazza che si è tolta la vita a gennaio, ce lo dimostrano. Il problema è un altro. I tre giovanissimi che si sono uccisi provengono tutti da famiglie segnate dal dolore e dal disagio. Ecco, è questo il nodo: occorre intervenire sul disagio, su quelle difficoltà che portano a gesti così estremi. Lo deve fare la scuola, lo devono fare le istituzioni, la famiglia se è nelle condizioni. Ma lo devono fare gli stessi ragazzi".
Adesso il sindaco sembra lasciare il posto all’insegnante. E’ il professor Cardarelli che parla: "Purtroppo i giovani conoscono le situazioni di difficoltà e disagio che vivono i loro amici: devono imparare, e noi adulti dobbiamo dare loro i giusti strumenti, a parlarne, a raccontare le situazioni problematiche che vedono. La tendenza, invece, è nascondere. E’ chiaro che da parte loro c’è solo la volontà di proteggersi: ma finché non viene alla luce, il disagio non può essere curato e spesso i diretti interessati non sono capaci di manifestare le loro difficoltà".
Poi Cardarelli torna sindaco: "Il Ponte delle Torri non si tocca, perché il problema non è il Ponte delle Torri. Il problema è il disagio e noi su questo dobbiamo intervenire. Al più presto e in maniera risolutiva".