
Una mensa della Caritas
Perugia, 27 novembre 2021 - Si sono ritrovati senza più niente. Mamma e papà, venerdì scorso si sono messi in cammino verso la sede della Caritas di Perugia, con un figlio di due anni per mano e l’altro, appena nato, nel passeggino. "Aiutateci per favore, i nostri bimbi hanno fame e non abbiamo nulla. Né un posto dove andare né un po’ di latte", il loro appello disperato. Al Villaggio della Carità, nei cinque appartamenti destinati all’accoglienza temporanea delle famiglie bisognose, è difficile trovare anche un solo posto. Ma l’altroa sera, quando quella giovane coppia ha chiesto alloggio, c’era una stanza libera da giorni. Come se li stesse aspettando. "Perché il Signore sa sempre cosa fare, noi la realtà la guardiamo con gli occhi della speranza", dicono i volontari. Qui, nei locali della Provincia dell’Umbria dei Frati Minori Cappuccini, nel quartiere Cortonese, gli ’angeli dei bisognosi’ diretti da don Marco Briziarelli lavorano senza sosta per gli altri.
Dall’inizio dell’anno al 31 ottobre il Centro di Ascolto diocesano ha effettuato 1.020 interventi, per un totale di 251mila euro erogati tra bollette, affitti, mutuo e sostegno ad una nuova autonomia. Mentre nello stesso periodo del 2020 gli interventi sulla povertà abitativa sono stati 776 (123mila euro erogati). "Con la pandemia, i numeri si sono moltiplicati. La gente non ce la fa più e in tanti restano senza un tetto o un posto dove andare" spiegano le assistenti sociali Silvia Bagnarelli, responsabile del Centro Ascolto, e Simona Bianconi (responsabile Accoglienza).
All’interno sono presenti 5 appartamenti molto grandi, organizzati in vita comunitaria, in cui le famiglie che attraversano una condizione di fragilità o di disagio sono accolte e ospitate temporaneamente al fine di promuoverne il recupero dell’autonomia. Oggi ci vivono 12 famiglie, tre umbre. "La maggior parte sono giovani e con figli, ospitiamo 17 bambini – illustrano le responsabili del servizio – Le famiglie restano sei mesi, ma con il Covid i tempi si sono allungati. Escono comunque quando almeno uno di loro ha trovato un lavoro stabile. Perchè dobbiamo essere certi che poi ce la faranno da soli. Camminiamo con loro, li affianchiamo nelle scelte. Nessuno è solo". Lo sa bene Davis Manga. Lui, 30 anni e tre figlie piccole, in via Montemalbe ha trovato non solo una casa, ma un’occasione per ricominciare. Una speranza. E’ arrivato in Italia dal Camerun a 15 anni per inseguire un sogno, quello di diventare calciatore. "Ero bravo, l’unica cosa che avevo era il pallone. Il mio idolo? Roberto Baggio", dice.
Torna indietro nel tempo, a quando ha lasciato la sua terra per arrivare a Perugia per la prima volta insieme al papà. "Non è stato facile - ammette -. Ero sempre straniero in un posto lontano. Negli anni sono andato a giocare in Svizzera, in Francia e anche in Spagna. Ma il contratto è sempre terminato troppo presto". Così Davis pian piano ha dovuto affrontare la difficile partita contro la povertà. Lavorava la mattina come muratore, il giorno si allenava. "Ma non bastava. ’Perchè è sempre così dura la mia vita?’ chiedevo a Dio. Poi ho incontrato mia moglie. E sono sempre andato avanti, anche quando l’anno scorso siamo stati sfrattati. Lo sa, tante volte ho pianto da solo per strada, perchè non avevo da mangiare per i miei figli".
Davis ha ritrovato la speranza quando si è rivolto al Villaggio della Carità e pochi giorni fa, durante la Giornata dei Poveri, ha avuto anche l’occasione di incontrare Papa Francesco. "Ci hanno salvato la vita, qui tutti hanno un cuore enorme e aiutano anche la gente più sfortunata come me", nasconde le lacrime dietro la mascherina. Oggi ha un contratto a scadenza. "Lavoro di notte senza sosta. Guardi - dice indicando le figlie che giocano -. Devo farcela per loro".