Prevenire per non reprimere, educare piuttosto che rieducare. Il disagio giovanile è un fenomeno che anche in Umbria, in provincia di Perugia nello specifico, esiste, ha un trend costante che fa ben sperare sugli "anticorpi" che secondo il comandante provinciale di carabinieri, il colonnello Stefano Romano, consentono di arginare il fenomeno nei limiti di singoli episodi "che non vanno certo sottovalutati", ma ci sono i margini, ha ribadito, su cui si può lavorare in modo unitario, partendo da scuola e Università. E di fronte a questi episodi, ha ribadito il comandante della Legione Umbria, generale Gerardo Iorio, i carabinieri rispondono con la loro presenza e vicinanza, con la capacità di farsi interpreti e supporto al disagio che dietro certi fatti si nascondono. E al disagio giovanile "tra attualità e prospettive per il futuro sostenibile" è stato dedicato il seminario che si è svolto ieri nell’aula magna del Dipartimento di Scienze agrarie dell’Università di Perugia. L’iniziativa è stata promossa dall’ateneo con la Procura Generale presso la Corte d’Appello di Perugia e la Legione carabinieri Umbria, col patrocinio di Rai per la sostenibilità Esg e di Rai Umbria. Una tematica affrontata da più punti di vista reso necessario dalla "società liquida" nella quale viviamo, come ha sottolineato il rettore Maurizio Oliviero citando Bauman nel suo saluto. "Se prima c’era un perimetro, c’erano dei valori, una dialettica, una pluralità di pensieri e di visioni del mondo, dobbiamo cercare di individuare qual è oggi questo perimetro. E per farlo è necessaria una grande collaborazione di sistema e una generosa disposizione all’ascolto dei nostri giovani". A rappresentare la Procura generale, il sostituto procuratore generale Claudio Cicchella, che ha sottolineato come di fronte a questi fenomeni di devianza l’impegno sia quello di intervenire affinché, come succede, le famiglie nella disperazione arrivino a rivolgersi ai magistrati per chiedere aiuto. Sull’aspetto legislativo è intervenuta Rossella Fonti che ha ricordato come ci siano stati dei tentativi di stringere in senso punitivo le norme, in contraddizione con quello che è sempre stato l’orientamento. Il generale Riccardo Sciuto, comandante del Racis, ha ricordato come una sezione del raggruppamento sia dedicata agli atti persecutori dove i minori sono spesso vittime, ma anche carnefici, e puntato l’attenzione sui rischi del virtuale, tra revenge porn e la piaga delle sfide estreme. Giuseppe Caforio, garante per i detenuti dell’Umbria, ha evidenziato il fenomeno dei detenuti giovanissimi. "Circa il 15% dei circa 1400 detenuti in Umbria ha tra i 19 e i 25 anni. Situazioni che monitoriamo con attenzione".
Cronaca"Prevenire per non reprimere" Le azioni contro il disagio giovanile