LUCA FIORUCCI
Cronaca

Processo Amanda Knox, i giudici: “Calunniò Lumumba per porre fine alle indagini”

Le motivazioni della sentenza: “Era perfettamente consapevole della sua innocenza perché era in casa al momento del delitto e sapeva bene chi era con lei”

Amanda Knox a Firenze

Amanda Knox a Firenze

Firenze, 9 agosto 2024 – Di «veritiera» c’è la circostanza dell’«urlo straziante» lanciato da Meredith Kercher quando venne uccisa. Si tratta di « un fatto realmente accaduto» e una «circostanza puntualmente riportata nel memoriale» di Amanda Knox. Lo sostengono i giudici della Corte d'assise d'appello di Firenze che hanno condannato Amanda Knox per calunnia. Per i giudici l'americana «era perfettamente consapevole dell'innocenza» di Patrick Lumumba perché «si trovava all'interno della casa al momento dell'omicidio e quindi ben sapeva che lì non c'era».

Amanda Knox, sempre secondo quanto riportato nelle motivazioni della sentenza di Firenze, accusò ingiustamente Patrick Lumumba dell'omicidio di Meredith Kercher «per uscire dalla scomoda situazione in cui si trovava, accusando un innocente per porre termine alle indagini». Nelle motivazioni si sottolinea che «neppure nei giorni seguenti» a quando scrisse il memoriale «abbia chiarito agli inquirenti che Lumumba era estraneo alla vicenda, nonostante la consapevolezza dimostrata e il senso di colpa manifestato». «Il perdurare di tale atteggiamento - ribadiscono ancora i giudici - segna una netta divaricazione dal comportamento volto alla collaborazione con gli investigatori, più volte appresentato dalla difesa e dalla stessa imputata».

Difesa che valuta il ricorso in Cassazione. «Senz'altro vediamo vari profili di censurabilità proponibili avanti alla Corte» ha spiegato all’Ansa l'avvocato Luca Luparia Donati che assiste Knox insieme Carlo Dalla Vedova. «Sullo sfondo - afferma - noto un tentativo di ridurre la portata della sentenza della Corte europea che aveva condannato l'Italia. Una difesa ad oltranza delle pronunce domestiche rispetto alle decisioni sovranazionali a tutela dei diritti fondamentali delle persone». Al processo di appello a Firenze si era arrivati, infatti, dopo il pronunciamento della Corte europea dei diritti che aveva riconosciuto delle violazioni nell’interrogatorio a cui Amanda Knox venne sottoposta in questura la notte che poi venne fermata con Raffaele Sollecito e, appunto, Patrick Lumunba, che rimase in carcere per 14 giorni.

«Il dato oggettivo è, con certezza assoluta, inconfutabile, Amanda Knox è colpevole, è una calunniatrice e non una vittima». Così commenta le motivazioni della sentenza, l'avvocato Carlo Pacelli, legale di Patrick Lumumba. «La condanna, del resto - evidenzia Pacelli -, si pone in totale continuità con le sentenze di tutte le Corti (di Assise, di Assise di appello, di Cassazione), che nel corso del processo si sono susseguite nel vaglio delle doglianze della Knox e che sono giunte, tutte, alle stesse univoche e convergenti decisioni».

Per Francesco Maresca, legale della famiglia Kercher, «rimane la tristezza di non avere potuto dare giustizia completa» ai congiunti della studentessa inglese. «Invece di chiudere tutte le porte a incertezze e interrogativi, la sentenza di Firenze non fa che rinvigorire recriminazioni, dubbi e interrogativi» aggiunge. «Il conflitto tra le ricostruzioni e i giudicati appare veramente importante profondo» sottolinea ancora l'avvocato Maresca