
Sorelle promesse spose a due sconosciuti dai genitori (foto Repertorio)
Perugia, 29 giugno 2023 – Promesse spose a loro insaputa. Con ragazzi mai incontrati né mai conosciuti. A organizzare tutto, le famiglie. Padre e madre, oggi quarantenni, sono stati rinviati a giudizio dal giudice per le udienze preliminari Valerio D’Andria con l’accusa di aver combinato il matrimonio delle proprie figlie, una delle quali ancora minorenne.
Secondo quanto ricostruito, la più piccola delle due sarebbe stata "destinata" a un giovane kosovaro residente in Germania, che avrebbe dovuto sposare nell’agosto del 2019, se non fosse stato impossibile per la giovane lasciare l’Italia causa di un documento mancante.
Una seconda volta, ricostruisce l’accusa, la famiglia avrebbe organizzato le nozze combinate nel marzo del 2020, subito dopo che la secondogenita aveva lasciato la struttura protetta che l’aveva accolta dopo il primo tentativo dei genitori e in seguito alla segnalazione fatta ai servizi sociali del Comune in cui le ragazze vivevano. In quella circostanza, fu il lockdown conseguenza della pandemia da covid 19 a bloccare tutto.
Per la più grande delle sorelle, invece, i genitori avrebbero individuato in un uomo residente a Boston, negli Stati Uniti, il futuro marito. Arrivando a organizzare, per il settembre del 2021, una riunione a cui sarebbero stati invitati diversi membri della famiglia nonché la madre dello sposo e futura suocera della ragazza.
Pochi giorni dopo sarebbe stata organizzata anche una festa di fidanzamento, in attesa della partenza della giovane per gli Stati Uniti. Ma, a quel punto, la ragazza, sempre secondo la ricostruzione della Procura della Repubblica, si è presentata dai carabinieri per denunciare quello che stava avvenendo. A conclusione dell’udienza preliminare, il giudice ha deciso il rinvio a giudizio di padre e madre. Il processo avrà inizio il 7 marzo prossimo. Come sottolinea l’avvocato Sara Pasquino, che assiste le due sorelle, si tratta di uno dei primi casi affrontati dal Tribunale di Perugia nei quali viene contestato lo specifico reato di induzione al matrimonio.