La città come può prendersi cura del benessere degli abitanti, diventare luogo di sicurezza e di accoglienza, dove le diverse età e culture si incontrano e dialogano? Se ne è parlato in occasione del convegno organizzato da Ada Umbria e associazione Professione Psicologo. "La qualità urbana - dice il presidente di Ada Luciano Taborchi - non è una questione che riguarda solo il Comune. Proprio perché coinvolge direttamente la comunità, va affrontata in termini di sussidiarietà orizzontale. Quindi, nella definizione delle strategie e delle linee di indirizzo, non si può prescindere dall’apporto del volontariato, delle forze sociali, del terzo settore. I Comuni dovrebbero dotarsi di un apposito ufficio della qualità urbana, che operi in maniera trasversale sull’intera struttura organizzativa dell’ente e provveda in maniera sistematica al monitoraggio e valutazione di questo parametro". Dall’incontro è emersa anche la necessità di un nuovo approccio alla stessa progettazione urbana, secondo la logica dei laboratori di progettazione urbana partecipata, dove i diversi attori che partecipano alla trasformazione collaborino alla stesura di progetti che tengono conto delle esigenze dei fruitori, con particolare riferimento alle categorie più deboli. Mentre nei nuovi programmi di riqualificazione urbana, i progetti dovranno contenere indicatori e parametri efficaci a verificare il raggiungimento degli obiettivi fissati, sia per gli aspetti di qualità edilizia e ambientale, sia di coesione sociale. Taborchi e il presidente dell’associazione Professione Psicologo Franco Cocchi hanno concordato sulla necessità di lavorare insieme a un progetto sperimentale per il miglioramento del benessere sociale e lo sviluppo delle reti sociali di prossimità.
Silvia Angelici