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Foto di repertorio Guerra ex Jugoslavia
L’intervista a Marija Strujic: un’infanzia spezzata dalla guerra nell’ex Jugoslavia.
Cosa ricordi di quei giorni?
"Paura, sirene d’allarme, rifugi e l’angoscia di dover lasciare la mia casa e i miei giochi. Ricordo la solidarietà tra gli sfollati e gli aiuti umanitari: vestiti, materiale scolastico, latte in polvere. Ma anche il dolore: la morte di mio cugino diciassettenne e mio padre, gravemente ferito, che pensavamo non sarebbe sopravvissuto.
Qual è stato il momento più difficile?
" Sentire l’angoscia degli adulti, incapaci di garantirci sicurezza. Il silenzio era peggio delle parole. Anche un sogno sulla mia bambola, rimasta nelle terre occupate, mi tormentava".
Cosa diresti ai bambini che vivono la guerra oggi?
"Che non è giusto. Né per loro, né per me. Che hanno ragione a essere arrabbiati, ma che dovranno studiare e lottare per superare il dolore. Che devono credere nei loro sogni e nel bene che esiste, senza dividere le persone per etnia o colore della pelle".
Oggi, come stai?
"Ho studiato a fondo per capire come il mio paese fosse arrivato alla guerra. Con due lauree, un dottorato e migliaia di documenti analizzati, ho trovato risposte semplici: i conflitti nascono da scontri tra fazioni, rigidità nelle posizioni e interessi economici. Ho fatto psicoterapia, sto abbastanza bene. Soprattutto, ho realizzato il mio sogno: diventare un’insegnante".