E’ considerato uno dei più importanti recuperi di manufatti etruschi mai realizzato durante un’azione investigativa. Gli esperti non hanno dubbi sull’indagine della Procura di Perugia guidata da Raffaele Cantone che ha portato al sequestro di 8 urne litiche etrusche, due sarcofagi e il relativo corredo funerario di età ellenistica del III secolo a.C. Un patrimonio archeologico che arriva da Città della Pieve, dove già nel 2015 – con la scoperta della cosiddetta "Tomba di Laris" – si accertò inequivocabilmente la massiccia presenza della misteriosa civiltà Etrusca che fino a quel giorno si pensava fosse concentrata nel chiusino. E invece a San Donnino si capì che non solo lo scavo Pulfna, ma tutte quelle colline potevano ancora svelare immensi tesori. Qualcuno nel frattempo se ne era però approfittato: un imprenditore della zona – ora indagato con un’altra persona – che per scavare le tombe aveva messo all’opera le ruspe della sua azienda. L’indagine è partita ad aprile quando i Carabinieri del Comando Tutela Patrimonio Culturale hanno segnalato un possibile scavo abusivo nella zona fra Chiusi e Città della Pieve e il ritrovamento di importanti reperti archeologici etruschi. L’indagine ha preso il via dall’acquisizione di fotografie ritraenti numerose urne cinerarie con personaggi semi-recumbenti, tipici della cultura etrusca, che circolavano sul mercato illecito dell’arte. Un docente dell’Università di Roma Tor Vergata ha associato quelle immagini al tipo di reperti della zona umbro-toscana. Ulteriori accertamenti, con il supporto della Soprintendenza dell’Umbria, hanno permesso di focalizzare l’attenzione sulla scoperta pievese, che avvenne per caso quando, durante i lavori di aratura del terreno, un agricoltore finì per sbaglio dentro il buco di una tomba: quella per l’appunto poi denominata di Laris. Le indagini hanno portato dritto verso l’imprenditore, titolare di una società in grado di svolgere anche movimento terra, che possedeva, tra l’altro, terreni adiacenti a quelli in cui era stato scoperto l’ipogeo. Quando gli inquirenti hanno capito che stava per avvenire una compravendita illecita, sono scattate le intercettazioni telefoniche e il pedinamento, con l’utilizzo di un drone. Così sono riusciti ad individuare i reperti all’interno di un’area ben delimitata nel territorio di Città della Pieve, ed è scattato il sequestro.
CronacaRecuperato il tesoro etrusco. Urne e sarcofagi da 8 milioni