Il cambio della guardia è fissato per stamattina, intorno alle 11 a Palazzo Donini: in quel momento Donatella Tesei lascerà l’incarico ricoperto per cinque anni e Stefania Proietti, candidata del centrosinistra che ha trionfato nelle ultime elezioni, diventerà ufficialmente presidente della Regione Umbria. Un passaggio di consegne scontato dopo il risultato delle urne e la convalida degli eletti, ma che rappresenta un momento focale per la storia recente dell’Umbria. Dopo cinque anni di governo del centrodestra, la regione cambia di nuovo colore e torna allo schieramento opposto, che l’aveva governata sin dalla sua nascita negli anni ’70. Ora per Stefania Proietti, per otto anni sindaca di Assisi e già presidente della Provincia di Perugia, comincia l’opera di costruzione della nuova Umbria che ha in mente. Partendo, ovviamente, dalla Giunta, ovvero dalla squadra che l’accompagnerà lungo il cammino e che prevede un nucleo ristretto di soli cinque assessori. Il quadro sembra piuttosto chiaro: due saranno gli assessori del Pd (Tommaso Bori e Simona Meloni), uno dei Cinquestelle (Thomas De Luca) e uno a testa per Avs e Umbria Futura. Qui non si esclude che Proietti possa scegliere un tecnico che appartenga all’area politica dell’una o dell’altra formazione. Il rebus, almeno in parte, potrebbe essere sciolto già stamattina, nella prima conferenza stampa che Proietti terrà da nuova presidente della Regione subito dopo il passaggio di consegne.
Più complicato il tema della sanità: in campagna elettorale, l’ex sindaca di Assisi si è impegnata a cancellare in tre mesi le liste d’attesa attraverso un piano straordinario per ripristinare in Umbria la sanità pubblica "cancellata da cinque anni di governo del centrodestra". Un’operazione tutt’altro che semplice ma Proietti ha le idee chiare: " "Nei primi cento giorni di governo regionale metteremo mano alla sanità investendo tutte le risorse possibili per l’abbattimento delle liste di attesa e ascoltando chi nella sanità ci lavora tutti i giorni. Sarà una terapia d’urto. Un umbro su 10 rischia la vita per la rinuncia alla prevenzione e alle cure perché non può permetterselo. Non possiamo più accettarlo".