
Una seduta del Consiglio regionale della scorsa legislatura
"Occasionalmente" mi sono occupato "di questioni personali del presidente come acquisto e recapito di un’automobile in pieno lockdown, gestendo le pratiche relative da sbrigare al Pra; spedire raccomandate personali" oppure "della chiusura di un allaccio alla luce elettrica; di inviare moduli per la richiesta di presidi medici; effettuare ricariche telefoniche per uno dei figli del presidente e offrire supporto nell’elaborazione di tesine all’altro; sbrigare pratiche amministrative per parenti del presidente (come interventi connessi alla caduta di una quercia, partecipazione a concorsi…)".
E’ uno dei passaggi contenuto nella delibera della Sezione controllo della Corte dei Conti regionale (a cui spetta la verifica dei rendinconti dei gruppi consiliari della Regione), in cui viene richiesto al gruppo della Lega Umbria di restituire oltre 54 mila euro di "spese non ammissibili" tra quelle effettuate con denaro pubblico e "rendicontate in maniera irregolare". Nello specifico la dichiarazione virgolettata riportata nella delibera del 28 febbraio relativa all’attività del 2024, è di un ‘portaborse’ della Lega Umbria (che come tutti gli altri aveva un rapporto di lavoro a tempo determinato, ndr) che dopo aver lavorato al gruppo consiliare fino al 2022, è stato licenziato.
Il collaboratore però – che chiama in causa l’allora presidente del gruppo Lega, Stefano Pastorelli, passato poi ad aprile 2024 a Forza Italia, ndr –, si è rivolto alla Sezione Lavoro del Tribunale Civile in quanto riteneva ’illegittimo’ il provvedimento preso nei suoi confronti e alla fine la questione si è risolta con una transazione novativa tra le due parti in sede di conciliazione. Il nodo però è che le spese ‘non ammissibili’ per la Corte dei Conti sono proprio quelle con cui la Lega ha risarcito il ‘portaborse’, pagato i relativi contributi previdenziali e un avvocato per far fronte alla questione (in totale oltre 47mila euro). Tutti costi, insomma, sostenuti con i fondi pubblici assegnati al gruppo consiliare (soldi dei cittadini, insomma), mentre, per il presidente della Sezione controllo, Antonello Colosimo, quella scelta è irregolare. "La locuzione ’spese derivanti da controversie o contenziosi nei casi in cui è parte il gruppo’ – scrive – deve essere interpretata come ‘spese’ che hanno la propria origine nel contenzioso stesso, ossia ‘spese’ che, in assenza del contenzioso, non si sarebbero verificate".
E a rafforzare la tesi viene ricordato che "gli assistenti del gruppo vengono retribuiti e svolgono la propria attività unicamente per le esigenze proprie del gruppo consiliare essendo tassativamente escluso che durante l’orario di lavoro possano occuparsi di diverse incombenze estranee agli interessi del gruppo".
Pertanto, la Sezione osserva come "nel caso di specie le somme richieste siano relative ad attività che, pur se riconosciute, sarebbero state poste in essere in violazione del disciplinare, essendo secondo la prospettazione del ricorrente, dovute a causa della illegittimità del licenziamento ovvero dovute poiché (...) il rapporto di lavoro si è svolto in maniera difforme dalle previsioni contrattuali".
In totale, a causa anche di altre irregolarità contestate al gruppo, la Lega dovrà restituire 54.185,41 euro. Con una conclusione eloquente: "Giova evidenziare che quanto accertato in questa sede, per i connotati propri di questo modulo di controllo, non attiene alla regolarità complessiva dei comportamenti sottostanti agli atti sottoposti al controllo, i quali potranno essere valutati nelle competenti sedi". Insomma, potrebbe non finire qui.
Michele Nucci