Riti satanici a San Giustino. La parola passa alle difese

I legali dei tre indagati potranno presentare memorie difensive o chiedere che i loro assistiti vengono ascoltati dai magistrati. Intanto la comunità s’interroga.

Riti satanici a San Giustino. La parola passa alle difese

Le indagini sono state condotte dagli agenti della Polizia Locale, al comando di Nicola D’Avenia, con il coordinamento della Procura di Perugia

Con la notifica dell’avviso ricevuto in questi giorni da parte della Polizia Locale di San Giustino, dopo quasi un anno di indagini, le tre persone accusate di aver svolto un rito satanico nel piccolo cimitero della frazione di Cantone potranno presentare, anche per il tramite dei loro legali, documenti a sostegno delle proprie tesi difensive. Un episodio sporadico o un gruppo organizzato e dedito a questo genere di attività? Tante le domande in sospeso attorno alla inquietante vicenda che ha sconvolto l’Altotevere dove risiedono tutte e tre le persone denunciate (che sarebbero di giovane età) in concorso tra loro per reati che vanno dall’invasione di terreni di uso pubblico a vilipendio delle tombe. Gli agenti della Polizia Locale - agli ordini del comandante Nicola D’Avenia - hanno indagato per mesi attorno alla segnalazione arrivata nel novembre 2023 quando vennero ritrovati candele bruciate e croci rovesciate nella cappella del cimitero di campagna. Grazie all’analisi delle celle telefoniche dei cellulari delle persone che erano transitate in quella zona nel periodo dei fatti, la polizia è risalita all’identità dei tre. Inizialmente veniva avviata una attività di indagine nei confronti di ignoti, ma sin dai primi sopralluoghi la polizia accertava che all’interno del cimitero e più in particolare nella cappella, erano stati compiuti riti satanici durante i quali sarebbe stato commesso vilipendio ad alcune tombe.

Successivi riscontri hanno consentito di chiarire i fatti e le responsabilità dei protagonisti di questa brutta vicenda chiamati ora a definire le loro posizioni.