REDAZIONE UMBRIA

Sagemcom, a rischio 40 posti di lavoro. L’azienda: "Licenziamento collettivo"

La proprietà avrebbe l’intenzione di smantellare il reparto “produzione“. Il sindaco: "Subito un tavolo di confronto"

Sagemcom annuncia il licenziamento collettivo di quaranta lavoratori

Sagemcom annuncia il licenziamento collettivo di quaranta lavoratori

Per circa 40 lavoratori dell’Altotevere il 2025 si è aperto nel peggiore dei modi: la Sagemcom di Città di Castello, ha annunciato il licenziamento collettivo per oltre la metà degli attuali 70 lavoratori attualmente in forza nella sede in località Garavelle. Ad essere interessato è il comparto “produzione“ definito a forte rischio smantellamento. La Sagemcom Italia (ex Sacofgas) - guidata da una multinazionale francese - è specializzata nella produzione di contatori ed è presente a Città di Castello da diversi anni. Il settore è quello metalmeccanico e la causa di questa crisi sarebbe da ricercare nella perdita di una grossa commessa con un gruppo nazionale.

Già in moto la macchina amministrativa con le istituzioni che hanno coinvolto i rappresentanti a livello nazionale e regionale, i parlamentari e l’assessore regionale allo sviluppo economico Francesco De Rebotti che ha garantito la propria disponibilità ad affrontare la questione. Il sindaco Luca Secondi ieri ha preso posizione pubblicamente su questa vicenda a margine di una serie di incontri avuti con la rappresentanza sindacale: "Dalla prossima settimana verrà attivato un tavolo di confronto fra i sindacati e i datori di lavoro per gestire la vicenda". Inoltre domani gli stessi dipendenti saranno ricevuti in Comune nella sala consiliare alle 9, dove è prevista la presenza degli avvocati e dei rappresentanti sindacali impegnati nella tutela dei lavoratori per discutere la delicata questione.

Il primo cittadino riferisce di aver appreso mercoledì 8 gennaio che "l’azienda ha comunicato la volontà di procedere al licenziamento collettivo di diverse decine di dipendenti. La vicenda ovviamente desta preoccupazione, oltre che per la modalità di comunicazione anche per la pesante ricaduta sociale sulla comunità locale. Pertanto – aggiunge Secondi – come istituzione siamo vicini alle esigenze dei lavoratori auspicando un immediato dialogo fra la rappresentanza sindacale e la parte datoriale per risolvere la vicenda in maniera costruttiva".

Nel 2018 tra Modena e Città di Castello si consumò già una prima vicenda quando per una trentina di lavoratori dello stabilimento di Campogalliano (nel Modenese) facente parte della stessa multinazionale, si prospettò il trasferimento negli stabilimenti in Altotevere. Ora tocca proprio alla sede umbra fintia al centro di questo pesante ridimensionamento che mette a rischio 40 persone e di conseguenza ricade nella stabilità di 40 famiglie.

Cristina Crisci