Perugia, 11 febbraio 2025 – “E’ una storia rimossa, segreta ma i personaggi umbri legati al Festival di Sanremo sono stati tanti. E spesso si tratta di autentici pionieri e innovatori musicali”. Parola di Fabio Melelli, critico, scrittore, docente cinematografico perugino, membro della ’Commissione cinema’ istituita dal ministro della cultura Giuli ma anche esperto indiscusso del festival canoro per antonomasia. Una passione che Melelli insegue fin da ragazzo, che l’ha portato più volte e in varie vesti a Sanremo e al quale ha dedicato il libro “Il Festival degli Italiani“ scritto con Francesco Rondolini (Arcana Edizioni). E ora, sull’onda di un incontro tenuto per l’associazione Porta Santa Susanna, Melelli ripercorre le incredibili avventure vissute sul palco dell’Ariston da cantanti, musicisti, conduttori, produttori-arrangiatori del Cuore Verde.
![Fabio Melelli](https://www.lanazione.it/image-service/view/acePublic/alias/contentid/ZDNhOTBmZGItMmM5My00/1/fabio-melelli.webp?f=3%3A2&q=1&w=1280)
Umbri al Festival a Sanremo. Da chi si comincia?
“Da Donatella Moretti, la più importante cantante pop che abbia avuto Perugia. Partecipò nel 1967 con la canzone “Una ragazza“: era il Sanremo della morte di Tenco, di canzoni come “L’immensità“ e “Cuore matto“, vinto da Claudio Villa e Iva Zanicchi con “Non pensare a me“. Donatella veniva da un grande successo, aveva vinto il Cantagiro dei giovani e aveva realizzato il primo concept album della musica italiana, “Diario di una sedicenne“ con arrangiamenti di Morricone. Partecipa ma non arriva in finale, esclusa in buona compagnia con Modugno, Bobby Solo e Cher, tra gli altri”.
Un altro personaggio che ha lasciato il segno?
“Giancarlo Guardabassi, perugino, cantante disc jockey. E’ il presentatore del Festival nel ’76, l’edizione del rilancio vinta da Peppino di Capri con “Non lo faccio più“. Guardabassi, reduce dal successo di “Dischi caldi“. trasmissione radiofonica Rai, presenta il Festival con una curiosa modalità: seduto in una postazione accanto al palco”.
C’è anche la cantante coinvolta in un caso di cronaca, vero?
“Emy Cesaroni, ternana. Dopo la sigla di “Sette voci“, popolare programma condotto da Pippo Baudo, Emy partecipa senza grande successo nel ’75, in un’edizione di profonda crisi vinta dalla meteora Gilda Scalabrino. Ma si scopre che la sua canzone, “Amore mio“, non è inedita perché già cantata da Pietro Grandi con il titolo di “Io poeta“. La Cesaroni viene ammessa dal Comune di Sanremo che organizzava la manifestazione ma si apre un contenzioso giudiziario: il primo degli esclusi sporge denuncia e nel 1981 il Comune viene condannato a pagare 10 milioni di lire. L’anno dopo Emy Cesaroni cambia nome, diventa Sabrina e va in Germania dove canta canzoni in tedesco. Una di queste viene usata come colonna sonora di una puntata dell’Ispettore Derrick.
Non ci sono solo cantanti…
“Un altro grande personaggio è Rodolfo Maltese, chitarrista Del Banco di Mutuo Soccorso che partecipa nel 1985 con il brano “Grande Joe“. Era legatissimo a Orvieto ma non ha avuto riconoscimenti neppure alla sua morte. E poi penso a Paolo Micioni, disc jockey, produttore discografico e direttore artistico di Foligno, uno dei primi a introdurre la disco music in Italia con Claudio Simonetti negli anni ’70. A Sanremo è stato come arrangiatore-produttore di “Grande Joe“ e nel 1984 di Bobby Solo con “Ancora ti vorrei".
Occasioni mancate?
“Catia Calisti, cantante di Gualdo Tadino, scomparsa un anno fa in un incidente d’auto. Nel 1986 partecipa a Fantastico 6 condotto da Pippo Baudo e arriva a una finale a due con Anna Bussotti per il concorso delle ’Nuove Proposte’ a Sanremo. Catia vince il concorso ma a Sanremo arriva l’altra con una canzone di Mango...”
E si arriva ai tempi recenti..
“Ricordo il sassofonista Francesco Santucci, orchestrale Rai più volte a Sanremo, Stefano Cenci, produttore, arrangiatore compositore presente almeno sei volte. E tra le nuove proposte Carla Quadraccia in arte Carlotta, quarta nel 2001 e Valeria Farinacci nel 2017. Chiaro che quello che ha avuto più successo è Michele Bravi di Città di Castello, quarto tra i big nel 2017 con “Diario degli errori“”.
Melelli, ci racconta le sue esperienze a Sanremo?
“Sono stato più volte come giornalista, l’ho seguito dall’interno e nel febbraio 2016 ho pure presentato al teatro del Casinò con Pippo Franco un festival della nostalgia, “Mi ritorna in mente".
Ha anche scritto un libro.
“Con Rondolini racconto il festival con le testimonianze dei cantanti e come una sorta di sismografo sociale del Paese. Perché attraverso Sanremo si può davvero raccontare la storia dell’Italia nel Dopoguerra, è la cartina di tornasole e il modello della nostra società”.