LUCA FIORUCCI
Cronaca

Sedativi nell’acqua della rivale, patteggia due anni

Ha patteggiato due anni di condanna, pena sospesa, l’infermiera caposala dell’hospice dell’Asl 1, accusata di aver contaminato con dei sedatativi,...

Ha patteggiato due anni di condanna, pena sospesa, l’infermiera caposala dell’hospice dell’Asl 1, accusata di aver contaminato con dei sedatativi, l’acqua di una dottoressa con cui lavorava. Farmaci, nello specifico, che per l’accusa l’imputata avrebbe rubato dall’infermeria della struttura sanitaria. Secondo quanto sostenuto in aula, l’infermiera avrebbe aggiunto i sedativi alle bottiglie che la dottoressa avrebbe regolarmente utilizzato, per una sorta di vendetta nei confronti della professionista con la quale sembra avesse avuto dei rapporti, per così dire, difficili. Insomma, l’infermiera avrebbe voluto rivalersi in questo modo degli screzi lavorativi sulla vittima.

Nei confronti della caposala la Procura della Repubblica di Perugia, del caso si è occupato il procuratore aggiunto Giuseppe Petrazzini, ha contestato i reati di stalking, tentate lesioni aggravate, peculato, detenzione ai fini di spaccio e calunnia. Stalking e tentate lesioni perché la contaminazione sarebbe avvenuta a più riprese con un farmaco a prescrizione medica e a uso esclusivamente ospedaliero e, quando la dottoressa si sarebbe accorta di questo tentativo, sarebbe finita in un tunnel di timori per la sua salute e stato d’ansia. La contestazione del peculato è relativo all’utilizzo del farmaco stesso, che sarebbe stato prelevato indebitamente dal magazzino della struttura, una decina di fiale, al pari delle cinque confezioni di morfina che all’imputata sono costate anche l’accusa di detenzione ai fini di spaccio. A incastrare l’infermiera anche i video delle telecamere di sicurezza dell’hospice che l’avrebbero immortalata mentre provvedeva a iniettare il medicinale nelle bottiglie di acqua.

Su proposta della difesa dell’imputata, assistita dall’avvocato Delfo Berretti, e parere favorevole della pubblica accusa, il gup del tribunale del capoluogo umbro, Margherita Amodeo, ha accolto la richiesta di patteggiamento a due anni, pena sospesa, condannando l’imputata anche al pagamento delle spese processuali e di costituzione di parte civile. La dottoressa era difesa dall’avvocato Simone Manna, mentre l’Azienda sanitaria locale Umbria 1 era rappresentata dall’avvocato Pietro Laffranco.

Luca Fiorucci