"È il fallimento di una comunità. Non è il primo caso nel nostro territorio e potrebbe non essere l’ultimo", è un grido d’allarme sociale, dopo l’arresto per droga del 16enne di Passignano, che arriva direttamente dal cuore della collettività: la scuola. È Luca Severi, dirigente scolastico dell’Istituto comprensivo Dalmazio Birago a lanciare un coraggioso segnale di riflessione, "abbiamo appena appreso questa triste notizia – spiega il Ds – che ci addolora profondamente, purtroppo senza sorprenderci. Spiace che venga segnalato come esempio di intervento tempestivo e preventivo delle forze dell’ordine. Questo ci fa ben capire della situazione gravissima in cui si trovava il ragazzo. Non è un mistero per nessuno che nella nostra scuola ne siamo ben consapevoli". Come riportato ieri da La Nazione infatti è stata proprio la madre del giovane a chiedere aiuto al 112, per un episodio che evidentemente non era isolato. Dopo la lite con i familiari il minorenne è stato arrestato e portato su decisione della Procura minorile all’Istituto penale di Firenze accusato di detenzione di droga ai fini di spaccio, durante il controllo è stato trovato in possesso di 45 grammi di hashish. "Anche se è vero che nessuno si salva da solo, è ugualmente vero che non puoi "salvare" nessuno contro la sua volontà – rimarca il dirigente scolastico –. In casi come questi la scuola dimostra tutta la sua impotenza e la sua fragilità. I nostri ragazzi hanno bisogno intorno a loro dell’impegno sinergico di tutte le agenzie educative intorno a loro, della presenza concorde e attiva di tutte le figure educative e adulte di riferimento. Questo episodio è la dimostrazione del fallimento di una comunità educante che non è riuscita a proteggere e a curare le persone che più avevano bisogno di essere aiutate. I nostri ragazzi ci mandano da più parti richieste di aiuto. È assolutamente necessaria, maggiore tempestività e risolutezza negli interventi educativi di questa comunità così da poter ottenere risultati migliori. Dobbiamo cercare insieme soluzioni condivise, senza paure e false ipocrisie, per le quali, ognuno per la sua parte, ci si prenda le proprie responsabilità".
E infine, "oggi la nostra scuola è vestita a lutto di fronte a quello che sembra il capezzale della speranza. A occhi asciutti – conclude Severi – sentiamo solo tanta rabbia dentro. Profondamente provati, ma non sopraffatti, da un senso di impotenza che non intendiamo sperimentare di nuovo. Abbiamo bisogno stringerci tutti intorno ai nostri ragazzi, così da poter offrire loro il futuro a cui hanno diritto".
Sara Minciaroni