Sempre meno artigiani. E l’Umbria è più ’povera’

Lo studio della Cgia certifica il crollo: dal 2012 si sono perse ottomila attività. Quasi sparite figure storiche come calzolai, corniciai, fabbri, falegnami, sarti.

Sempre meno artigiani. E l’Umbria è più ’povera’

Anche i calzolai si riducono sempre più

Continua a scendere il numero complessivo degli artigiani presenti nel nostro Paese e di conseguenza anche nella nostra regione. Stiamo parlando di persone che in qualità di titolari, soci o collaboratori familiari svolgono un’attività lavorativa prevalentemente manuale. Pertanto, per poter contare sulla copertura previdenziale devono iscriversi nella gestione artigiani dell’Inps. Se infatti in Umbria nel 2012 erano poco più di 32mila unità (32.280), nel 2023 la platea complessiva è crollata di oltre 8mila soggetti. In questi undici anni abbiamo assistito a una caduta verticale che si è interrotta solo nell’anno post Covid: i numeri dicono in effetti che l’anno scorso nel Cuore Verde gli artigiani erano diminuiti fino a 3.965, con un calo di 8.315 soggetti apri al -25,8%. "Se questa tendenza non sarà invertita stabilmente, non è da escludere che entro una decina d’anni sarà molto difficile trovare un idraulico, un fabbro, un elettricista o un serramentista in grado di eseguire un intervento di riparazione/manutenzione presso la nostra abitazione o nel luogo dove lavoriamo". E’ questo l’appello lanciato dall’Ufficio studi della CGIA che ha elaborato i dati dell’Inps e di Infocamere/Movimprese.

"La contrazione degli artigiani e delle loro attività si possono notare anche a occhio nudo. Girando per le nostre città e i paesi di provincia sono ormai in via di estinzione tantissime botteghe artigianali. Insomma – dice la Cgia di Mestre - , non solo diminuisce il numero degli artigiani e le aziende di questo settore, ma anche il paesaggio urbano sta cambiando volto. Sono ormai ridotte al lumicino le attività storiche che ospitano calzolai, corniciai, fabbri, falegnami, fotografi, lavasecco, orologiai, pellettieri, riparatori di elettrodomestici e Tv, sarti, tappezzieri.

Attività, nella stragrande maggioranza dei casi a conduzione familiare, che hanno contraddistinto la storia di molti quartieri, piazze e vie delle nostre città, diventando dei punti di riferimento per le persone che sono cresciute in questi luoghi. Quali le cause di questa emorragia? "L’invecchiamento progressivo della popolazione artigiana, provocato in particolar modo anche da un insufficiente ricambio generazionale – conclude Cgia -, la feroce concorrenza esercitata dalla grande distribuzione e in questi ultimi anni anche dal commercio elettronico, il boom del costo degli affitti e delle tasse nazionali/locali hanno costretto molti artigiani a gettare la spugna".