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Sentenza d’Appello per Rigopiano, i familiari di Alessandro Riccetti: “I fatti gridavano vendetta”

Otto condanne e 22 assoluzioni: il verdetto della Corte d’Appello dell’Aquila per la tragedia di Rigopiano. Alessandro Riccetti, trentatreenne di Terni, lavorava nell'hotel di Farindola come receptionist

Terni, 14 febbraio 2024 – Otto condanne e 22 assoluzioni: è il verdetto della Corte d'Appello dell'Aquila per la tragedia di Rigopiano. I giudici hanno confermato le condanne inflitte in primo grado per il sindaco di Farindola Ilario Lacchetta, per i dirigenti della Provincia Paolo D'Incecco e Mauro Di Blasio, per il tecnico Giuseppe Gatto e per l'ex gestore dell'hotel Bruno Di Tommaso. Oltre all'ex prefetto Provolo, che dovrà scontare una pena di un anno e otto mesi per falso e omissioni di atti d'ufficio, sono stati condannati Leonardo Bianco, ex capo di gabinetto della Prefettura, e Enrico Colangeli, tecnico comunale di Farindola. 

Le ricerche sul luogo della slavina all'Hotel Rigopiano. Nel riquadro Alessandro Riccetti
Le ricerche sul luogo della slavina all'Hotel Rigopiano. Nel riquadro Alessandro Riccetti

“È un passo avanti ma non facciamo certo salti di gioia perché nessuna sentenza ci restituirà mai l'amore dei nostri cari. Però è stato aperto un varco, è stata riconosciuta una responsabilità istituzionale e siamo un po’ più sollevati”: a parlare è Antonella Pastorelli, madre del ternano Alessandro Riccetti, trentatreenne di Terni che lavorava nell’hotel di Farindola come receptionist. “Poteva andare meglio, ma anche peggio: la sentenza di primo grado in questo caso era stata esemplare” ha aggiunto. “Temevamo che potesse ripetersi quella situazione - ha detto ancora Antonella Pastorelli -, invece i giudici dell'appello hanno riconosciuto che i nostri cari potevano essere salvati. Purtroppo non è stato fatto ciò che era nelle possibilità, ci sono state evidenti mancanze. E la giustizia questa volta si è avvicinata alla verità dei fatti”.

Nella tragedia di Rogopiano “c'erano fatti che gridavano vendetta, come il non avere agito, nonostante le segnalazioni giunte tre giorni prima, ed anzi avere finto di avere fatto il proprio dovere, cercando poi di nascondere le proprie responsabilità”. Così ha dichiarato l'avvocato Giovanni Ranalli che rappresenta i familiari di  Alessandro Riccetti. In riferimento alla sentenza l'avvocato Ranalli ha parlato di comunque di “una bella giornata”. “Perché - ha affermato - non solo c'è la conferma delle condanne inflitte in primo grado, ma anche ulteriori, fra cui quelle dell'allora prefetto di Pescara Provolo e dell'ex capo di gabinetto della prefettura Bianco, anche per la mancata apertura della 'cabina di regia’ necessaria per procedere alle operazioni di soccorso”.