ANDREA SPINELLI
Cronaca

Shablo "Dall’Umbria al Festival di Sanremo"

Il producer, in gara sul palco dell’Ariston con Guè, Joshua e Tormento, racconta il legame con la regione. "Il mio sogno? Esibirmi a UJ"

Il producer, in gara sul palco dell’Ariston con Guè, Joshua e Tormento, racconta il legame con la regione. "Il mio sogno? Esibirmi a UJ"

Il producer, in gara sul palco dell’Ariston con Guè, Joshua e Tormento, racconta il legame con la regione. "Il mio sogno? Esibirmi a UJ"

Oltre che un post benaugurante, quello del sindaco di Piegaro sui social è stato un attestato di vicinanza. Tutti per Shablo (e Shablo per tutti) con un’eco che da Pietrafitta arriva fino a Sanremo. In gara con “La mia parola”, infatti, il producer argentino, all’anagrafe Pablo Miguel Lombroni Capalbo, trapiantato in Umbria sbarca in gara al Festival per la prima volta. E lo fa con un pugno di amici rapper rotti ad ogni esperienza - Guè, Joshua e Tormento - che promette scintille grazie anche ad un mix di gospel, beat e hip hop ad alto potenziale destinato a scatenare il popolo dell’Ariston.

Tutto o quasi, è cominciato ad Umbria Jazz..

"Sì, a Perugia all’inizio degli anni Novanta. L’allora presidente del festival Saverio Ripa di Meana era, infatti, un carissimo amico dei miei genitori e all’età di 12 anni mi propose di dare il mio contributo all’organizzazione. Ovviamente accettai e mi misero a fare l’accompagnatore della Olympia Brass Band. Il mio compito era di restare a loro disposizione mentre suonavano in Corso Vannucci, e la sera entravo col mio pass al Santa Giuliana ad ascoltare i mostri sacri in cartellone".

Che tempi quei tempi.

"Una bella impronta sui miei gusti musicali la lasciò nel ‘95 il progetto Guru’s Jazzmatazz col suo crossover di jazz e hip-hop. Pure l’incontro tra Herbie Hancock e gli US3 sulle note di ‘Cantaloupe Island’ dell’anno prima mi aveva spiazzato e sorpreso. Sono andato avanti ad accompagnare gli artisti fino al 2000, lavorando soprattutto ai Giardini Carducci con Rockin’ Dopsie & Thè Zydeco Twisters e gli altri che si esibivano lì. Una scuola importantissima, con una ricaduta diretta sulla mia attività di produttore".

Perché?

"Perché il rap degli anni Novanta con cui sono cresciuto s’ispirava tantissimo al jazz, al funk, al soul e più in generale alla musica nera degli Anni 60 e 70. Oggi quel retaggio culturale s’è un po’ perso, ma allora era imprescindibile perché tutti i numeri uno la campionavano nei propri pezzi. Così, la prossima estate, ho pensato di girare i più importanti festival italiani con un tributo alle origini del rap in chiave jazz dando vita a dei mash-up tra brani miei e capolavori dello stesso Hancock, di Coltrane e Davis. Inutile star qui a dire che sarebbe un sogno poterlo portare pure ad Umbria Jazz".

Cosa l’attende dopo Sanremo?

"La mia casa nella Valle del Nestore, dove ho mille olivi e allevo alpaca. D’altronde pure mia moglie è umbra; l’ho conosciuta a 16 anni e non ci siamo più lasciati. Da casa volerò in India, a Coimbatore, per un’altra settimana rigenerante con Sadhguru, personaggio incredibile che mi ha iniziato a yoga e meditazione per poi rientrare a Milano dove mi aspetta lo studio di registrazione".

Andrea Spinelli