Il guasto a un forno provoca la fermata anticipata dell’aera a caldo di Ast, che era prevista da lunedì per una settimana a causa degli elevati costi energetici. Non ci sarà però la cassa integrazione, che era prevista per duecento addetti. Sono circa quattrocento, da fonti sindacali, i lavoratori che resternanno a casa, usufruendo dei permessi retribuiti. Così ha deciso l’azienda guidata da Giovanni Arvedi. Il guasto è avvenuto all’impianto denominato walking beam, un forno per preriscaldare le bramme destinate alla laminazione. Il forno avrebbe superato le temperature previste, per motivi al momento sconosciuti. La società sta svolgendo verifiche per capire le cause e cercare di ripristinare l’attività quanto prima. Tutti i lavoratori interessati alla fermata di una settimana, decisa da Arvedi-Ast a causa di quelli che ritiene gli eccessivi costi energetici sostenuti, anziché essere posti in cassa integrazione percepiranno ore di permesso retribuito, ad esclusione del personale necessario al ripristino dell’impianto danneggiato. Come detto si tratterebbe di circa quattrocento lavoratori. "A seguito di un guasto al forno walking beam – spiega Ast – l’Azienda ha anticipato la fermata prevista per la prossima settimana. Nell’area acciaieria sono in corso tutte le attività necessarie per una rapida ripresa dell’attività produttiva. Visto l’accaduto, il presidente Cav. Giovanni Arvedi, ha deciso che i lavoratori interessati dalla fermata, qualora non impegnati in attività nei reparti, anziché essere collocati in cassa integrazione siano remunerati con ore di permesso retribuito" "Di fatto, anche se l’impianto riprenderà in tempi brevi la capacità produttiva – così il segretario della Fiom, Alessandro Rampiconi – permangono tutte le motivazioni della cassa integrazione prevista dal 24 al 30 settembre 2024.
Apprezziamo la decisione del Cav. Arvedi di garantire il salario dei lavoratori fino alla fine di settembre e di riconoscere permessi retributivi in subordine all’ammortizzatore sociale. Registriamo anche che una parte dei lavoratori dell’indotto dovrà vedersi confermata, però, la cassa e la relativa decurtazione economica". "Ribadiamo che il futuro del sito ternano - sottolinea Rampiconi – non si definirà su quanta cassa integrazione si dovrà fare per le motivazioni produttive e/o di costi dell’energia ma sulle prospettive industriali e di mercato nelle produzioni di eccellenza quali Inox, fucinati e tubi. Spetta ad azienda, Governo e istituzioni locali trovare le soluzioni in tempi rapidi e non più rinviabili per la chiusura dell’accordo di programma".
Ste.Cin.