Livorno, 1 agosto 2020 - Chiuse le indagini sulla morte di Simonetta Gaggioli, il cui cadavere venne ritrovato chiuso in un sacco un anno fa a Riotorto (Piombino). Nell’atto della Procura è indicata come responsabile Adriana Gomes, 32 anni, nuora della vittima. Nei confronti di Adriana vengono ipotizzati tre capi d’accusa: omicidio volontario, occultamento di cadavere e uso improprio di carte di credito.
Secondo la relazione del medico legale sarebbe stata una dose letale di Duotens a uccidere la 76enne ex funzionaria della Regione Toscana, il cui cadavere fu trovato in un sacco a pelo il 3 agosto 2019 in un fosso lungo la vecchia Aurelia a Riotorto. Simonetta assumeva il farmaco per curare la pressione alta, ma per gli inquirenti la nuora, Adriana Gomes, 32 anni, di origine brasiliana, le avrebbe somministrato una quantità massiccia del medicinale, sciolta nel caffè. Non è stato invece ritenuto responsabile dell’omicidio Filippo Andreani, marito di Adriana e figlio di Simonetta Gaggioli.
Adriana Gomes è già in carcere dall’11 gennaio scorso. Ora sarà l’udienza davanti al Gup che si terrà dopo la pausa estiva a decidere sul suo rinvio a giudizio, che a questo punto tuttavia appare piuttosto scontato. Il movente dell’omicidio per gli inquirenti sarebbe da ricercare nel rapporto «assolutamente conflittuale» con la suocera. L’ultimo screzio potrebbe essere stato, per l’accusa, l’intenzione della 32enne di voler tornare a vivere in Brasile. Adriana Gomes si è sempre dichiarata innocente pur ammettendo il trasporto del corpo con l’auto per esaudire un desiderio della suocere che voleva riposare accanto alla tomba del marito sepolto al cimitero di Follonica.
L’incidente probatorio della Procura aveva dimostrato che la donna era stata in grado di alzare un manichino zavorrato con lo stesso peso della vitima. Per l’avvocato Francesco Nardini di Follonica, legale della Gomes non ci sarebbero prove del fatto che a somministrare la dose eccessiva di farmaci sia stata la nuora. «L’ingestione potrebbe essere avvenuta per errore da parte di Simonetta – afferma Nardini – pochi giorni prima c’era già stato un errore nei dosaggi, non ci sono sufficienti elementi per ritenere responsabile la mia cliente».
Luca Filippi