
"Sono all’asta giudiziaria". Così “vendeva“ auto, mezzi da lavoro e ville
Millantava conoscenze nel mondo delle aste giudiziarie per accaparrarsi clienti e vendere loro appartamenti, auto di lusso, mezzi agricoli a prezzi ‘vantaggiosi’: in realtà era una farsa. Per questo un uomo di 52 anni di Città di Castello è finito a processo: ora deve rispondere di truffa aggravata. La vittima principale è un concittadino tifernate (che si è costituito parte civile tramite l’avvocato Eugenio Zaganelli), ma altre persone sono cadute nella stessa rete (e sono tutelate dall’avvocato Ubaldo Minelli). Acquirenti convinti ad acquistare trattori o altri mezzi da lavoro, jeep, moto e scooter, sulla base di album fotografici usati come cataloghi. A suggello dell’operazione il venditore consegnava le ricevute di versamento degli acconti (in tutto quasi 140 mila euro) senza però dare indietro alcun bene. L’imputato avrebbe millantato conoscenze altolocate: "Un giudice che fa le aste giudiziarie e mi segnala le cose più importanti" sfogliando di fronte ai potenziali clienti una raccolta di auto e mezzi agricoli da acquistare oppure mostrando appartamenti di proprietà a Cortina e Taormina passando per Madonna di Campiglio, presi alle aste a prezzi molto bassi. Tre anni di promesse, carte bollate, raggiri.. poi il 52enne è finito sotto processo con l’accusa di truffa aggravata (è tutelato dall’avvocato Roberto Bianchi).
In un caso si era proposto come intermediario per l’acquisto da parte di un tifernate "di autovetture di varie marche e cilindrate, nonché di mezzi e attrezzi agricoli o di appartamenti", in altri episodi immobili in società con la vittima, sempre millantando contatti compiacenti con giudici d’asta e avvocati che avrebbero potuto favorire l’uno o l’atro affare a prezzi vantaggiosi. I problemi sono sorti quando le vittime, insospettite dal fatto che i beni acquistati non venivano consegnati, chiedevano spiegazioni e l’imputato continuava a rassicurarle fingendo incontri fasulli con il fantomatico giudice o addirittura rilanciava: "Non ti preoccupare il prezzo dell’auto che hai comprato si abbasserà ulteriormente con il passare del tempo". Ma col passare del tempo (i fatti sono accaduti 8-9 anni fa) la vicenda è passata dalle aste fittizie al tribunale vero. Secondo la Procura di Perugia l’uomo avrebbe infatti indotto gli acquirenti "in errore sull’effettività dei contatti", procurandosi un ingiusto profitto (i 138 mila euro messi in tasca come acconti).