’Spese pazze’, condannati Buconi e Rometti

L’accusa era peculato in seguito all’indagine della Finanza sull’utilizzo illegittimo dei contributi pubblici dei consiglieri regionali .

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Un anno e dieci mesi di reclusione per l’ex capogruppo dei socialisti in consiglio regionale, Massimo Buconi e un anno e 4 mesi (con il patteggiamento) per l’allora consigliere Silvano Rometti. Arriva dopo il lockdown la prima sentenza per peculato davanti al gup Valerio D’Andria per le spese irregolari a Palazzo Cesaroni che ha portato sul banco degli imputati la maggior parte dei consiglieri in carica tra il 2011 e il 2012 accusati dell’utilizzo illegittimo dei contributi pubblici a favore dei gruppi consiliari. La tranche andata a sentenza riguardava i socialisti: in particolare Buconi _ in carica dal 2010 al 2015 - e Rometti, consigliere fino alla passata legislatura.

Ai due politici erano contestati pranzi e cene nei ristoranti del Perugino giustificati come ‘eventi istituzionali o di rappresentanza del Gruppo’ che, in alcuni casi, non si sono mai svolti, oppure rendicontati e mai saldati all’esercente. Qualcosa come diecimila euro di spese alle quali va aggiunto ‘l’affitto’ di un ristorante come sede del partito socialista per ben dodicimila euro e ulteriori spese per settemila euro. In particolare a Rometti (e a Buconi come capogruppo) il pm contesta di aver messo a rimborso le ricevute fiscali relative a confronti pubblici "non tenuti". Come lo scontrino di mille euro in un ristorante vicino alla stazione di Perugia del 20 dicembre 2011 e un altro di 225 euro, nello stesso locale, "relative a un incontro istituzionale non effettivamente tenuto, essendo peraltro lo stesso Rometti impegnato – è il capo di imputazione – in diversa iniziativa presso un ristorante di Todi". Al consigliere Procura e Finanza addebitavano anche i quasi duemila euro in un albergo di Fiuggi. E, ancora, il giallo della ‘Torgiano Tours’: circa tremila euro "relativi a servizi di trasporto con conducente mai effettuati e disconosciuti dalla medesima società. La maggior parte degli ex consiglieri imputati hanno scelto la strada del rito ordinario ma i processi inizieranno solo a fine 2021.

Differente la decisione assunta dalla magistratura contabile.

Per la maggior parte dei politici indagati ci si è dovuti arrendere alla prescrizione, ormai praticamente tombale. Il problema è sorto per il ritardo nella contestazione. In particolare mentre la procura riteneva che il termine di 5 anni di prescrizione dovesse decorrere dalla richiesta di rinvio a giudizio, secondo la Corte il termine di prescrizione è trascorso perché – autonomamente al giudizio penale – i magistrati contabili avrebbero dovuto muovere la contestazione ai consiglieri con l’invito a dedurre entro i 5 anni dalla rendicontazione presentata dal capogruppo presso gli uffici della Regione. E, così non è stato visto che ai consiglieri la notifica è arrivata a ottobre del 2018, ben oltre il termine ultimo.

Nei mesi scorsi l’avvocato Fernando Mucci, che assiste Rometti, aveva precisato che "la Corte dei Conti ha già accertato che nel comportamento del mio assistito non c’è stato né dolo, né profitto personale, ma chi si è trattato di spese di carattere istituzionale legalmente gestite, anche se purtroppo non sufficientemente documentate, come per altro prsassi normale all’epoca. Rometti – aggiunge – ha deciso di patteggiare per evitare che trascorrano anni nelle aule giudiziarie. Si tratta di una scelta personale del tutto condivisibile – conclude l’avvocato Mucci – che nulla toglie alla coscienza di chi si sente assolutamente innocente".

Erika Pontini