"Adesso attacco io. Cerco di mantenermi in forma il più possibile solo per poter arrivare a vendicarmi. Io non sono stato per tanti anni un imputato normale. Conoscevo le carte quanto se non più dei miei accusatori. Conoscevo quell’ambiente. Avevo il sostegno dei miei uomini e avevo i soldi per andare a Palermo a difendermi. Un Mario Rossi qualunque sarebbe stato fottuto". Il generale Mario Mori ha scelto il salotto dell’Isola del Libro Trasimeno a Castel Rigone per le sue prime dichiarazioni pubbliche dopo che il 27 aprile 2023 la suprema Corte di Cassazione ha definitivamente assolto l’ex comandante del Ros e direttore del Sisde "per non aver commesso il fatto" sollevandolo dalle accuse di minaccia a un corpo dello Stato per aver partecipato alla "trattativa Stato -Mafia". Una sentenza che ha definitivamente prosciolto i carabinieri da ogni accusa. La giornalista de La Nazione Erika Pontini e l’ex magistrato antimafia (già Procuratore Generale di Perugia) Fausto Cardella lo hanno accompagnato in un dibattito infuocato. L’accusa che ha travolto Mori era quella di favoreggiamento alla mafia per la mancata perquisizione del covo di Riina, che in realtà tale non era. "Il covo non esiste, non è mai stato trovato", ha detto Mori, alzando la voce di un tono. A chi ancora le ricorda la mancata sorveglianza del covo, che covo non era, cosa risponde? chiede Erika Pontini, "Rispondo con le parole della sentenza: la procura corse il rischio di perdere qualche documentazione. Ma lo decise la procura".
Poi la domanda all’ex magistrato Cardella, "ha sempre sostenuto l’innocenza di Mori, un atto di fede rispetto all’uomo o al professionista?", "Se ti vengono a dire – ha risposto Cardella - che una persona che ritieni sia capace di qualsiasi cosa per difendere lo Stato ha fatto qualcosa contro lo Stato e l’avrebbe fatta d’intesa con Riina e altri soggetti mafiosi… dopo 43 anni di Procura era veramente troppo da credere. Non l’ho mai ritenuto possibile.".
Sul palco anche il giornalista Giovanni Fasanella autore del libro su Mori risponde alle domande, "Io non conoscevo personalmente il generale Mori, lo conoscevo attraverso la lettura dei giornali e attraverso il racconto di persone che stimavo moltissimo e parlavano di lui come un grande investigatore". E la frase con cui il generale Mori chiude l’incontro poco prima del saluto del patron dell’Isola Italo Marri, "Io ero il nemico necessario a questo circo mediatico giudiziario e politico". L’appuntamento è al prossimo anno con il già annunciato libro del generale "mafia e appalti".
Sara Minciaroni