REDAZIONE UMBRIA

"Stipendi bassi e disorganizzazione La fuga dei medici ci impoverisce"

Cazzaniga (Cgil): "Ecco le cause. Rischiamo di indebolire gli ospedali pubblici umbri come nel Meridione. Prepariamo gli specializzandi ma poi non facciamo concorsi appetibili. E loro alla fine se ne vanno"

"I motivi per i quali la Sanità pubblica in Umbria rischia di essere ‘svuotata’ delle sue professionalità nel giro di pochi anni sono diversi, ma questa emorragia va fermata per evitare il rischio del ‘deserto’ che si è già verificato in altre regioni del Meridione". Tatiana Cazzaniga sindacalista Fp-Cgil appare sinceramente allarmata per la piega che ha preso il comparto ospedaliero nella nostra regione. I dati di Anaao-Assomed certificano che arrivati a un certo punto della carriera gli ospedalieri se ne vanno e che i concorsi pubblici non sono così appetibili come in altre regioni. "Io temo in un disegno politico a medio termine che davvero impoverirà la nostra sanità al punto da far diventare come riferimento quella privata".

Ma è vero che i nostri medici e i nostri infermieri guadagnano meno?

"Di sicuro in altre regioni, anche limitrofe come la Toscana, li pagano meglio. Ma è un fatto anche di organizzazione".

Che significa?

"Che qui si lavora troppo e male: i nostri medici, siano essi dirigenti o del comparto, fanno turni massacranti perché sono troppo pochi, i più giovani non hanno prospettive e se si aggiunge uno stipendio più basso il gioco è fatto".

Ma davvero chi entra in ospedale non ha prospettive concrete di crescita?

"Certo. Per due ordini di motivi. Intanto l’Umbria aveva una grande possibilità con la pandemia di assumere personale a tempo indeterminato e non lo ha fatto. Così i contratti a termine cercano altre strade anche prima della scadenza. Poi c’è la questione specializzandi: per loro non si fanno concorsi e una volta che li abbiamo formati e fatti crescere, lasciano per il privato o per un’altra regione dove hanno maggiori certezze, dove li pagano di più e magari dove la qualità della vita è migliore".

Ma qual è la differenza economica?

"Diciamo che un medico dopo cinque anni ha un salario accessorio che in media è di 8mila euro annuo, con un forbice variabile tra i 6 e i 12 mila. Molto è legato alla tassazione delle singole regioni, ma di certo noi stiamo sui livelli più bassi".

È pur vero però che un giovane che viene assunto in una struttura privata non ha queste prospettive di crescita...

"Esatto. E qui il rischio è duplice: da un lato l’impoverimento della sanità pubblica. Dall’altro che i medici più giovani abbiano stipendi più bassi e che accettino condizioni al ribasso proprio perché nell’altro fronte farebbero una vita da precari. Senza contare però che in questo modo rischia anche la sanità privata".

In che termini?

"Una regione più povera nel reddito e nel Pil come la nostra, è una regione che non può certo curarsi nel privato, perché le famiglie non se lo possono permettere. E con la sanità pubblica in queste condzioni si cureranno sempre peggio. Un cane che si morde la coda...".

Ma allora perché se ne vanno così tanti medici?

"Sono per la maggior parte coloro che hanno un’età avanzata, stipendi più alti, che si sono fatti un nome e che approdano nel privato a condizioni econcomiche più elevate, con una qualità della vita migliore".

Michele Nucci