REDAZIONE UMBRIA

Strage in famiglia, uniti nell’addio: "Preghiamo per papà, mamma e figlia"

Celebrati i funerali nella chiesa di Santa Maria Assunta, a Monteluce, dove avevano vissuto prima di trasferirsi nel casolare di Fratticiola Selvatica. Lo strazio dei colleghi e del fidanzato di Elisa .

Celebrati i funerali nella chiesa di Santa Maria Assunta, a Monteluce, dove avevano vissuto prima di trasferirsi nel casolare di Fratticiola Selvatica. Lo strazio dei colleghi e del fidanzato di Elisa .

Celebrati i funerali nella chiesa di Santa Maria Assunta, a Monteluce, dove avevano vissuto prima di trasferirsi nel casolare di Fratticiola Selvatica. Lo strazio dei colleghi e del fidanzato di Elisa .

La bara di legno chiaro nel mezzo. Ai lati quelle della mamma Maristella Paffarini e del papa Enrico Scoccia. Rose bianche ad adornarla. Ci sono tutti i colleghi di Elisa a salutarla, in divisa da lavoro, quella che per dieci anni ha indossato dietro al ristorante di Santa Maria degli Angeli dove lavora anche il fidanzato Lorenzo. Ieri il Testone è rimasto chiuso in segno di lutto, nel giorno dell’ultimo saluto alla 39enne, uccisa con la madre nel giardino della casa di famiglia, a Fratticiola Selvatica. A fare fuoco contro le due donne, sorprese mentre si godevano una mattinata di sole, secondo quanto ricostruito dalla polizia dietro il coordinamento della Procura della Repubblica di Perugia, sarebbe stato proprio il padre, Enrico, che poi si è tolto la vita con la stessa arma utilizzata per sparare, un fucile da caccia di lui cacciatore di lunga data. La cerimonia funebre di madre, padre e figlia si è svolta nella chiesa di Santa Maria Assunta, a Monteluce, il quartiere dove la famiglia aveva vissuto prima di trasferirsi in campagna, in quel casolare dove Enrico aveva allevato cavalli e pecore e del quale, dopo un problema alla schiena dal quale non si era ripreso completamente neanche dopo un intervento chirurgico, temeva di non riuscire più a prendersene cura. Un timore, secondo quanto ricostruito, che aveva scavato un buco nero di depressione dalla quale l’uomo non riusciva a uscire e per il quale era in cura. In questo quadro, secondo gli inquirenti, sarebbe maturata la tragedia di cui, a distanza di giorni, i tanti presenti alle esequie continuano a non farsene una ragione. Una folla composta, quella che ha gremito la chiesa, e che ha ascoltato l’omelia del sacerdote. Un invito alla comprensione nel nome di Dio, nonostante gli interrogativi e il bisogno di risposte che non arrivano. Alla presenza anche del prefetto Armando Gradone, una collega di Maristella, assistente sociale dipendente dell’Ufficio territoriale del Governi, legge una lettera che è una preghiera, perché parole, dice, lei e le altre colleghe che hanno condiviso oltre venti anni di lavoro, "non riusciamo a trovare". Una preghiera per tutti e tre, un ultimo saluto prima che le salme escano dalla chiesa per procedere in direzione del cimitero. Lorenzo lascia un’ultima rosa sul feretro di legno chiaro. Poi è tempo di andare.