
Il luogo del delitto
Foligno, 1 aprile 2025 – Ruota intorno ai soldi la morte di Claudio Bertini, 75 anni, per la quale è stata fermata la figlia Scilla, 43enne, accusata di omicidio volontario aggravato. Per l’accusa è stata lei a strangolare a mani nude il genitore con cui abitava in via Emilia, nel quartiere di Prato Smeraldo. “La vedrò prima dell’udienza, subito dopo aver visionato il fascicolo che mi dicono sia molto corposo”, spiega l’avvocato difensore Marusca Margutti. Oggi alle 13 nel carcere di Capanne, dove è detenuta la 43enne, è in programma l’udienza di convalida dell’arresto, in cui l’indagata fornirà la sua versione dei fatti.
A far scattare il fermo della donna, domenica scorsa, sarebbe stato il pericolo di fuga. La 43enne infatti aveva una consistente disponibilità di denaro, probabilmente prelevato dal conto corrente del genitore a cui aveva libero accesso. Una circostanza, questa della disponibilità di soldi, confermata dall’albergatrice che l’ospitava temporaneamente in una casa in affitto, visto che l’appartamento che condivideva col padre era stato posto sotto sequestro dalla magistratura. Proprio all’albergatrice la donna aveva rivelato che i soldi non le mancavano e che si sarebbe potuta trattenere in quella dimora presa in affitto anche uno o due anni. Insomma, un bell’impegno economico per una donna senza un lavoro, che conviveva da sempre con l’anziano padre pensionato in un appartamento condominiale.
E chissà che lo strangilamento si sia consumato proprio per una lite improvvisa su questioni di denaro. Padre e figlia abitavano insieme, ma facevano vita a dir poco ritirata tra finestre chiuse e tapparelle abbassate, raccontano i vicini. Il delitto risale a circa un mese fa. Lo scorso 14 marzo era stato il medico curante, chiamato dalla figlia, ad avvisare i i carabinieri: la salma era mummificata, nonostante la 43enne avesse parlato di un decesso avvenuto la notte precedente. Un’ incongruenza talmente evidente che aveva subito aperto il caso, portando la Procura e i carabinieri intanto a sequestrare la casa di via Emilia, in quello stabile dove ora qualche vicino rivela di aver avvertito un odore insopportabile provenire dalla casa della coppia. E sarebbe stato proprio l’odore nauseante del cadavere mummificato a costringere la donna a “simulare“ il decesso del padre per cause naturali.
L’autopsia ha fatto il resto, datando la morte a fine febbraio ed evidenziando i segni dello strangolamento a mani nude come causa del decesso. E riemerge un’altra brutta storia riportata dalla gente: la mamma di Scilla, moglie di Claudio, morì oltre trent’ anni fa per un incidente domestico. Un apparecchio elettrico finito nella vasca, quando Scilla, figlia unica, era solo una bambina. Oggi,43enne, davanti al magistrato potrà spiegare la sua posizione. Al momento del fermo, raggiunta domenica dai carabinieri nell’alloggio che occupava temporaneamente, la donna avrebbe fatto scena muta, senza tradire particolari emozioni.
Ste.Cin.