Detenuto trovato morto in cella nel carcere di Terni. “Ancora un suicidio. Carenza di psicologi e assistenza”

Fabrizio Bonino, segretario nazionale per l' Umbria del Sappe: “Con il passaggio della sanità penitenziaria alle Regioni, la situazione è purtroppo estremamente peggiorata''

Il carcere di Terni (Pianetafoto)

Il carcere di Terni (Pianetafoto)

Terni, 12 febbraio 2024 – Tragedia nel carcere di Terni dove un detenuto si è tolto la vita. ''Siamo costernati e affranti: un detenuto che si toglie la vita in carcere è una sconfitta per lo Stato e per tutti noi che lavoriamo in prima linea'', afferma Donato Capece, segretario generale del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria che ha diffuso la notizia.

Fabrizio Bonino, segretario nazionale per l' Umbria del Sappe, spiega che ''verso le 10.30 di oggi 12 febbraio, nel carcere di Terni, si è consumato un nuovo dramma che vede il suicidio di un detenuto - ristretto per tentata rapina, poi inviato ai domiciliari e poi di nuovo in carcere per violenze in famiglia, albanese, anni 46 - nella propria cella. L'uomo è stato trovato impiccato e sono stati inutili i tentativi di soccorso da parte dei sanitari e del personale di Polizia Penitenziaria''.

''Si continua a parlare se ci sono azioni da intraprendere per poter evitare tale gesto estremo'', evidenzia il sindacalista. ''Il suicidio è sicuramente un evento imprevedibile, pertanto se una persona decide di suicidarsi prima o poi troverà il modo di farlo. Il problema è preventivo, non successivo. Con il passaggio della sanità penitenziaria alle Regioni, la situazione è purtroppo estremamente peggiorata'', prosegue. ''La carenza di operatori sanitari, psicologi e psichiatri è il punto cruciale della questione. A nostro avviso servono concorsi regionali e assunzioni di personale sanitario da destinare esclusivamente alle carceri'', conclude Bonino.

Per Capece, ''chiunque, ma soprattutto chi ha ruoli di responsabilità politica e istituzionale - penso in primis ai Sottosegretari alla Giustizia Delmastro e Ostellari, ognuno per quanto di competenza per delega ministeriale - dovrebbe andare in carcere a Terni a vedere come lavorano i poliziotti penitenziari, orgoglio non solo del Sappe e di tutto il Corpo ma dell'intera Nazione. L'ennesimo suicidio di un detenuto in carcere dimostra come i problemi sociali e umani permangono: è il suicidio di un detenuto rappresenta un forte agente stressogeno per il personale di polizia e per gli altri detenuti'' conclude.

''È fondamentale dare corso a riforme davvero strutturali nel sistema penitenziario e dell'esecuzione della pena nazionale, a cominciare dall'espulsione dei detenuti stranieri, specie quelli - e sono sempre di più - che, ristretti in carceri italiani, si rendono protagonisti di eventi critici e di violenza durante la detenzione. E se a tutto questo si aggiunga la gravissima carenza di poliziotti penitenziari. Come si fa a lavorare così?''.

"Il suicidio odierno - afferma il garante umbro Giuseppe Caforio - è imputabile a un dramma personale ma certamente una struttura carceraria dotata di psicologi in numero adeguato avrebbe potuto in qualche modo prevenire il disagio di quest'uomo come di tanti altri che in questi giorni un pò in tutti Italia stanno facendo la medesima scelta. Siamo infatti di fronte ad una impennata di suicidi che proprio in questa settimana a raggiunto numeri mai visti prima e con amarezza occorre ricordare che a quelli dei detenuti spesso si aggiungono anche i suicidi di poliziotti della penitenziaria, come purtroppo è avvenuto recentemente anche nel nostro Paese”.