Anche gli ultimi aggiornamenti dei dati dell’Istituto nazionale di previdenza sociale non danno scampo: l’Umbria e Perugia sono tra i territori con le pensioni più povere. Se la nostra provincia infatti, secondo gli ultimi dati elaborati dallo Spi Cgil proprio sul report dell’Inps, non è messa malissimo per l’incidenza degli assegni agli anziani sul totale della popolazione residente (è infatti 32esima fra 107 province), ha però gli importi pensionistici che sono del 7% più bassi della media nazionale, in calo di oltre un punto percentuale rispetto al 2019. "Intanto la posizione che ricopre Perugia, rispetto al resto del Paese – spiega Mario Bravi, segretario regionale del sindacato dei pensionati della Cgil - conferma un rilievo importante delle pensioni e del numero degli anziani presenti nel nel nostro territorio e questo è dovuto anche ad una aspettativa di vita in Umbria più alta della media nazionale".
Se poi entriamo nel dettaglio emergono alcuni aspetti su cui riflettere, a iniziare dalla situazione delle pensioni che risulta essere differente nelle varie articolazioni: gli assegni di anzianità prima di tutto sono 75.196 pari all’11,5% della popolazione residente in Umbria. Poi ci sono quelli di vecchiaia che ammontano a 62.685 (9,6%), quelli di invalidità 20.000 (pari al 3,1%) e poi ci sono i superstiti di poco superiori ai 50mila ssegni (51.774 che corrispondono al 7,9%). Il totale complessivo delle pensioni in Umbria è quindi di 209.655 pari al 31,9% in rapporto alla popolazione residente. "Ma non dobbiamo fare l’errore di stabilire un parallelismo tra numero delle pensioni e numero dei pensionati – precisa Bravi -. Infatti i pensionati sono 162.000 circa inferiori al numero delle pensioni erogate, proprio perché le pensioni indirizzate ai superstiti sono pensioni di reversibilità che percepiscono i vedovi o le vedove e spesso si aggiungono alla pensione principale. Il dato su cui riflettere però – continua il segretario dello Spi - è che la media complessiva ci dice che in provincia di Perugia gli importi pensionistici sono mediamente del 7% inferiori alla media nazionale. E quindi c’è l’esigenza di adeguare questi redditi che spesso costituiscono una barriera fondamentale per impedire un ulteriore impoverimento socio-economico dei nostri territori. Dai dati dell’Inps e da quelli che abbiamo elaborato, emerge l’esigenza di tutelare la condizione economica e sociale della popolazione anziana umbra (circa il 25% del totale) che dal 2001 ad oggi ha visto erodere il proprio potere d’acquisto reale di circa il 30%. Ad esempio – conclude Bravi - la misura del taglio del cuneo fiscale andrebbe estesa anche ai pensionati".
Michele Nucci