Sfondato il muro dei sei milioni di euro per l’imposta di soggiorno in Umbria. Dall’analisi effettuata dall’Osservatorio Nazionale sulla Tassa di soggiorno di Jfc, nella nostra regione, continua a crescere a vista d’occhio la somma pagata da turisti e viaggiatori che soggiornano in alberghi, agriturismi o che affittano abitazioni per pochi giorni. Alla fine del 2024, infatti, nelle casse dei Comuni che applicano la ‘tassa’ sono entrati 6,2 milioni di euro, rispetto ai 5,5 del 2023. Settecentomila euro in più che si traducono in aumento percentuale di 13 punti. Ma l’incremento nella nostra regione è costante da anni: basti pensare che nel 2022, altro anno record per il turismo, l’incasso era stato di poco superiore a 4 milioni. Significa che in due anni l’aumento è stato del 55 per cento e che dal 22’ al ‘23 il segno più è stato pari al 37,5 per cento. Dunque il ‘24 conferma il trend, ma meno accentuato rispetto agli anni precedenti, dato che gli oltre 6,8 milioni di presenze del 2023 dovrebbero crescere ma in misura più contenuta. Quanto ai singoli territori, Assisi ormai sfiora i due milioni di euro e Perugia supera il milione, con previsioni di ulteriori crescita grazie alla manovra della nuova Giunta del capoluogo che ha rivisto le tariffe per chi soggiorna in affittacamere o utilizza la formula degli affitti brevi. Un fenomeno dunque che assume sempre maggiore rilevanza: basti pensare che nel 2013 in Umbria erano soltanto tre i Comuni umbri che applicavano l’imposta. In questa speciale classifica la nostra regione con il suo 13 per cento in più è al decimo posto superata da nove altre regioni: in testa il Lazio, con un più 59 per cento (a Roma c’è un’autentica invasione di turisti che la città mal sopporta), poi il Trentino (+46,7) e a sorpresa l’Abruzzo, che cresce di 30 punti percentuali, salendo da 3,5 a 4,6 milioni.
Nel 2024, gli incassi comunali generati dall’imposta di soggiorno in Italia hanno superato per la prima volta il miliardo di euro. Una cifra record per la tassa pagata dai turisti per ogni notte trascorsa nelle città d’arte e di villeggiatura. Il gettito è cresciuto di oltre il 27% rispetto al 2023 e la corsa al rialzo dovrebbe continuare: nel 2025 i proventi dovrebbero infatti aumentare di un altro 17% e salire a un miliardo e 180 milioni di euro. Tutto questo in attesa della riforma dell’imposta di soggiorno che ne riveda importi, ambito di applicazione, sistema di calcolo e destinazione degli incassi, si parla da tempo. A febbraio 2024 una risoluzione della commissione Finanze del Senato proponeva di vincolare i proventi a investimenti nel turismo e di legare l’importo dell’imposta alla tariffa e non alla categoria dell’alloggio. A fine estate e poi in autunno, ipotesi di riforma al centro di incontri fra Governo, Comuni e associazioni di categoria, prevedevano di allargare a tutti i Comuni la possibilità di introdurre il prelievo (oggi possono farlo i capoluoghi e le località turistiche o d’arte).
M.N.