ERIKA PONTINI
Cronaca

Terrore in tribunale. Umberto Rana, il giudice-eroe. "Ha strappato alla morte la collega"

Udite le grida della Altrui, ha sfondato la porta per soccorrerla

Il magistrato Umberto Rana

Perugia, 26 settembre 2017 - "L’ha salvata lui. Se Umberto non avesse avuto avuto il coraggio di sfondare la porta, Francesca sarebbe morta». I colleghi e gli amici del dottor Umberto Rana arrivano di corsa al Palazzo delle Poste, sede del tribunale civile e teatro della tragedia sfiorata.

E l’ammirazione per il gesto «valoroso» del magistrato, come dirà poi lo stesso procuratore generale Fausto Cardella, è unanime. E’ stato lui, il giudice Rana, 54 anni, originario di Molfetta, attuale facente funzioni del settore civile, a udire le urla della collega sua vicina di stanza al numero 110 del secondo piano del tribunale, a sfondare la porta e a strappare via fisicamente l’aggressore dalla dottoressa Francesca Altrui, la quale in quegli attimi tremendi aveva cercato riparo sotto la scrivania per sfuggire ai fendenti di Roberto Ferracci armato di un coltello di 40 centimetri. «Mi ha salvato la vita», dirà poi il giudice, ferita e sotto-choc.

In quel frangente Rana è rimasto ferito da una coltellata al basso torace, un fendente profondo che non ha attinto organi vitali perché deviato dalle costole. Quando è uscito dal portone principale in sedia a rotelle, per essere caricato a bordo dell’ambulanza, avvocati, magistrati e passanti volevano tributargli la riconoscenza della città al gesto eroico con un applauso, venuto meno solo per il momento di altissima tensione.

Rana, un passato al tribunale di Lagonegro, poi giudice penale a Perugia, gip-gup ad Arezzo, prima di tornare nel capoluogo umbro all’epoca come responsabile della Sezione fallimentare, è sempre stato un magistrato stimato per il suo equilibrio e il suo coraggio – ricordano anche i colleghi – nell’affrontare qualsiasi battaglia e assumere posizioni nette, senza scadere mai nel compromesso. Per un breve periodo il giudice era stato – fuoriruolo – consigliere giuridico al ministero dello Sviluppo a Roma, ma poi aveva rimesso la toga per occuparsi, senza soluzioni di continuità e nel poco clamore mediatico che suscitano le decisioni civili, di un ufficio complesso e con una mole enorme di lavoro.

Perché la crisi economica si riflette sull’aumento delle cause fallimentari e sulle esecuzioni, divenendo una sorta di pentola a pressione per il disagio diffuso degli utenti-cittadini. Rana con Altrui condivide rigore, passione e l’anticamera dei rispettivi uffici: due porte a cui basta bussare per farsi aprire dall’interno. Come è accaduto anche lunedì mattina.

Molte le decisioni importanti assunte dal magistrato, poche andate alla ribalta delle cronache, se non il fallimento del Perugia-calcio era-Covarelli, da lui pronunciata nel 2010. Ad arrivare perprima in tribunale, ieri mattina, la collega e compagna di vita Manuela Comodi, pm di punta della Procura di Perugia.