Erika Pontini
Cronaca

Incitavano ad aderire alla jihad: coniugi espulsi per terrorismo

A primavera anche un tunisino allontanato dal ministro Alfano, aveva mmagini e filmati dell'Isis sul cellulare

Indagini seguite dalla polizia

Perugia, 8 agosto 2015 - Lui ha 32 anni, fa l’artigiano in Altotevere ed era da dieci anni in Italia. Lei ne ha appena 23, sta in casa e indossa il vestito tradizionale hijab che, dopo il burqa, è l’abito tradizionale di chi – come i coniugi in odore di terrorismo – applica alla lettera la legge della shari’a, un complesso di norme religiose, giuridiche e sociali fondate sulla dottrina coranica. Che prevede, una per tutte, la pena di morte di caso di adulterio. I due, di nazionalità albanese ma con regolare permesso di soggiorno si sono sposati negli anni scorsi proprio in provincia di Perugia, e ieri sono salpati in nave diretti in Albania. Alle 15 lo sbarco. Espulsi dall’Italia per ordine del Ministro Angelino Alfano dopo aver abbracciato l’ideologia jihadista con fini di indottrinamento e proselitismo. Facevano propaganda alla jihad, hanno accertato gli investigatori della Digos di Perugia nell’informativa a supporto del provvedimento di prevenzione in materia di terrorismo. Da un anno i coniugi erano tenuti sotto controllo, forse anche attraverso le intercettazioni preventive, alla base del controllo dei fenomeni eversivi.

Ma non sono gli unici, si scopre oggi. Nei mesi scorsi e, precisamente poco prima del primo attentato al museo del Bardo in Tunisia, proprio un tunisino residente a Perugia era stato espulso con le stesse motivazioni dopo aver, tra l’altro, trascorso un periodo in carcere per reati comuni. Sul suo telefonino aveva immagini e filmati della jihada e dell'Isis.

E ancora prima è top secret la notizia di perquisizioni di un gruppo di magrebini in odore di terrorismo. La lotta all’oltranzismo di matrice araba si combatte in maniera spesso sotterranea. E i provvedimenti di espulsione per ‘terrorismo’ rappresentano l’avamposto di una qualsiasi e difficoltosa indagine penale in materia di terrorismo. Perchè se è vero che il codice penale ha ampliato i margini di azione e oggi – come accadde all’Imam di Ponte Felcino – è possibile finire in cella anche per addestramento, è pur vero che nella galassia del terrorismo islamico non è facile individuare illeciti penali nell’ambito di un’attività di proselitismo che però rappresentano un pericolo, almeno potenziale per la nazione che li ospita.

"Soddisfazione e apprezzamento per il lavoro della questura di Perugia" è stato espresso dal sottosegretario all’Interno, Gianpiero Bocci. "L’espulsione è stata determinata dalle acquisizione informative e dalle attività di indagine svolte dalla polizia di Stato dalle quali è emerso che gli stessi attestati su posizioni radicali hanno abbracciato l’ ideologia jihadista a fini di indottrinamento e proselitismo. Questa operazione, come altre anche nel territorio umbro, dimostrano la serietà e la competenza delle forze dell ordine non solo in termini di aggressione ad ogni forma di terrorismo ma soprattutto in termini di prevenzione".