Quasi 11 milioni di euro per la filiera del tartufo, destinati a una serie di imprese tra cui quella a cui l’assessore Paola Agabiti è legata (ne è proprietario il marito) e nella quale lavoro un figlio della presidente della Regione Umbria, Donatella Tesei. Due delibere approvate all’unanimità alla cui votazione, secondo la Procura della Repubblica di Perugia, le due esponenti avrebbero dovuto astenersi. Da qui l’ipotesi di abuso d’ufficio per la quale Tesei e Agabiti sono state indagate, finché la loro posizione non è stata archiviata dal gip di Perugia, come richiesto dalla Procura. A dare abbrivio alle indagini, un esposto che risalirebbe alla fine del 2023, mentre gli atti si collocano nella seconda metà del 2021.
Chiuso con l’archiviazione l’aspetto giudiziario, è quello politico a tenere banco vista la concomitanza con il voto prossimo per palazzo Donini. Tanto che la presidente, in uno dei post con cui giovedì sera ha commentato la notizia, non esita a parlare di "macchina del fango della sinistra che ora ha qualcosa di cui parlare". "So bene che dall’altra parte sono impegnati a litigare sull’esito in Liguria, e che questo rende impossibile un confronto alla pari, ma io la testa ce l’ho qui. Sui problemi dei cittadini umbri. E sarà sempre così", scrive ancora, prima di riprendere gli impegni elettorali. E ribadisce: "Non ho mai avuto alcun avviso di garanzia perché non c’è mai stata una contestazione di un fatto che costituisca reato. Mai saputo nulla se non dai giornali. Veramente siamo all’assurdo che una notizia di archiviazione diventa nazionale" ha affermato in un video sui social. "Assolutamente tranquilla continuo a girare l’Umbria perché quello è il mio compito" ha detto ancora Tesei. Proprio durante uno degli incontri elettorali, la visita del ministro Giorgetti ad Assisi, la presidente ha appreso dell’inchiesta. Dall’altro lato, l’avvocato Nicola Di Mario, che assiste l’assessore Paola Agabiti, ha voluto da subito precisare come il reato di abuso d’ufficio sia caduto non solo per la riforma, ma anche che "la originaria e provvisoria contestazione di reato elevata a carico della dottoressa Paola Agabiti risultasse del tutto infondata sul piano giuridico". L’opposizione punta l’attenzione non sulla correttezza, ma sulla presunta poca trasparenza nella gestione dei bandi, se non dal punto di vista legale, vista l’archiviazione, sul fronte della "opportunità".
"È una situazione per cui la buona politica avrebbe evitato di trovarsi, proprio per ragioni di opportunità politica e di conflitto di interessi, che sicuramente fa molto pensare" aveva commentato la candidata del centrosinistra Stefania Proietti. Tommaso Bori, consigliere regionale oltre che segretario del Pd, ha già annunciato che presenterà un’interrogazione in vista della seduta dell’assemblea prevista per il 5 novembre. Chiarezza sulla vicenda viene chiesta anche da Thomas De Luca, coordinatore regionale Movimento 5 Stelle.