REDAZIONE UMBRIA

Torna la Mostra del Tartufo. È “itinerante“

La 35ª Mostra del Tartufo e dei Prodotti agroalimentari di qualità di Fabro celebra la sua rinascita con un programma ricco di eventi gastronomici, culturali e musicali. Un'occasione per scoprire il pregiato tartufo bianco fabrense e l'ampia produzione locale.

La 35ª Mostra del Tartufo e dei Prodotti agroalimentari di qualità di Fabro celebra la sua rinascita con un programma ricco di eventi gastronomici, culturali e musicali. Un'occasione per scoprire il pregiato tartufo bianco fabrense e l'ampia produzione locale.

La 35ª Mostra del Tartufo e dei Prodotti agroalimentari di qualità di Fabro celebra la sua rinascita con un programma ricco di eventi gastronomici, culturali e musicali. Un'occasione per scoprire il pregiato tartufo bianco fabrense e l'ampia produzione locale.

Compie 35 anni la Mostra del Tartufo e dei Prodotti agroalimentari di qualità di Fabro. Un’età “dantesca“, celebrata nel segno della rinascita dopo qualche anno di smarrimento. Quest’edizione, che si terrà da oggi a domenica, è tutta da gustare e si svilupperà tra Fabro capoluogo, Fabro Scalo e Carnaiola, offrendo una formula originale e itinerante. Il programma propone un ricco connubio di tartufo bianco pregiato, prodotti agroalimentari di qualità, gastronomia, artigianato con decine di stand, la Festa di San Martino di Fabro, cortei storici medievali, convegni, presentazioni di libri e tanta musica tra bande, cori e gruppi rock e folk. "Nessuno ha mai parlato (per quanto ne so) dei tartufi bianchi di Fabro – scriveva il poeta e scrittore Gaio Fratini nel lontano 1984 – eccellenti controfigure dei parenti ricchi d’Alba e antagonisti orgogliosi di quelli neri di Norcia. Nei frati zoccolanti del mangiar povero e del godimento diverso ce li portiamo in tasca come clandestini doping da usare nei momenti di sconforto che ci prendono davanti agli scempi del turismo di massa e dei fraudolenti prezzi fissi. È un tartufo, il fabrense, assai più erotico di quello norcino, un tartufo sempre capace di battersi alla pari con il nobile d’Alba". Quello di Fratini era un inno d’amore al Tuber Magnatum Pico di Fabro, al tempo magnificato da gelosi e golosi cercatori di sconosciuti giacimenti gastronomici ma ancora poco noto al popolo, sempre più numeroso, di gourmet novizi e veterani. Poi, dalla fine degli anni Ottanta, il tartufo di Fabro, con l’ausilio delle Mostra, si è fatto carico di dare visibilità a tutta la produzione agroalimentare e gastronomica dell’area, riunendo attorno a sé un movimento di piccoli produttori, ristoratori, cantine e appassionati. Ora si ricomincia, con entusiasmo e passione.